Astral Chain – Recensione: Le catenate in faccia della giustizia
Come anticipatovi in altra recensione…potevamo perderci l’occasione di recensire un concentrato di figaggine e tamarranza come Astral Chain? Appunto. Video:
Pericolo extradimensionale
Le battute iniziali di Astral Chain ci mostrano immediatemente la minaccia degli esseri extradimensionali noti come “chimera”, tra cui hobby figurano attività ludiche di vario genere come apparire dal nulla, assorbire persone, far svampare parti di città e rendere l’ambiente glitchato e invivibile. Tale ondata di maleducazione urbana può essere fermata solo dagli eroi della squadra Neuron, équipe specializzata della polizia in grado di fermare queste fetenzie grazie all’ausilio dei Legion, creature robottizzate derivate proprio da chimera vincolati tramite tecnologia – nonché, materialmente, tramite la catenazza del titolo. E sì, l’effetto finale ricorda un remix tra gli stand di JoJo e il design di Zetman.

Formazione a catenaccio
Astral Chain offre al pubblico un gameplay che gode di tutti i fattori che rendono riconoscibili – in senso buono – i lavori dei fomentomani di Platinum Games: in breve, aspettatevi risse spettacolari con angoli di telecamera alternativa, alta velocità nelle mazzate e, last but not least, culi interessanti. Sorvolando sulle considerazioni a posteriori, vediamo che l’andamento delle sessioni di gioco alterna fasi prettamente di mazzate a quelle investigative. Queste ultime si rivelano una piacevole “ponte” tra le fasi in cui si va giro prettamente a menar le mani, offrendo momenti di calma relativa utili ad autogasarsi con i potenti mezzi a disposizione della Neuron risolvendo varie side quest di genere.

Una volta alle prese con i mostrazzi, più o meno grandi (e possono essere MOLTO grandi in certi casi), Astral Chain mostra tutto il pedigree che la Platinum è riuscita a crearsi negli anni. Il combattimento è molto dinamico e tecnico senza però risultare mai macchinoso o futilmente complesso: l’uso del Legion e della cotanta catenazza offrono un interessante potenziale di inventiva per sfruttarne la capacità a danno dei chimera; molto interessante l’idea dello sfruttamento dei vari modelli di Legion non solo per le indagini e per picchiare con fantasia, ma anche per risolvere enigmi e superare sezioni “quasi-platform” con un elevato tasso di spettacolarità.

Risulta doveroso dire che la forza – o meglio, la PUTENZA – di Astral Chain non è però frutto del solo eccelso gameplay, ma è anche figlia della decisa ed efficace caratterizzazione del contesto. I Legion, come del resto era immaginabile, sono il primo fulcro dell’attenzione: essi vengono rappresentati ottimamente nella loro essenza ferale sotto una scorza tecnologica, sempre pronti a “esplodere” e a fare tutt’altro di quel che si chieda loro, a metà tra un incazzatissimo EVA-01 e un recalcitrante Charizard, pronti a fare il culo a noi appena finito con i nemici che abbiamo davanti (o anche prima, depends). Il fatto che l’eroe sia un silent protagonist è un po’ un peccato, ma questa piccola mancanza viene perdonata grazie a da una trama dinamica e casinista nel miglior stile anime voltato all’intrattenimento seppur non vuoto di momenti all’insegna del pathos. A titoli di coda inoltrati, rimane una sensazione di gasamento non indifferente, che spinge a tentare una nuova run a difficoltà maggiore per perfezionare le proprie skill di combattimento o a recuperare qualche chicca collaterale che ci si è persi.

Le catene del mio cuor
Astral Chain riesce a fare centro anche sotto il profilo tecnico. Il sistema di controllo – con i comandi ampiamente personalizzabili – risulta sempre reattivo e ben funzionante, come del resto imposto dal bordello al quale dovremmo sopravvivere; allo stesso tempo, le immagini scorrono fluide senza singhiozzi e inceppi di sorta anche nelle scene più concitate – e fidatevi, Astral Chain è MOLTO concitato.
A livello visivo e più o meno strettamente estetico, il gioco riesce a stupire con l’ottima resa degli ambienti, dettagliati quanto basta e molto evocativi, con uno stile sci-fi “sporco ma non troppo” che cattura senza il bisogno di deprimere a vuoto. Molto ben riuscita è la gestione della telecamera, che riesce non solo a non impallarsi nei momenti critici (e anche non-critici), ma viene magistralmente gestita durante le fasi clou degli scontri e le sequenze non interattive. Numerosi pollici su anche per la colonna sonora, potente e cafona al tempo stesso, e buono anche il doppiaggio.
Astral Chain si conferma una delle nuovo IP più sorprendenti dell'anno. L'azione frenetica di cui Platinum è garante viene arricchita da un'ambientazione molto peculiare rappresentata da un design di personaggi e ambienti deciso e incisivo: vi sono tutti gli elementi di magnetismo "over the top" che fanno spadroneggiare il gioco nel suo genere, e le rendono talmente carico di fomento da trasformarlo in un attrattore per gamers di estrazioni diverse. E ci potete giocare pure in tram.