Call of Duty: WWII – Recensione – Torna la seconda guerra mondiale

Call of Duty: WWII

Sono passati ben 14 anni (madonna come mi sento vecchio) dall’uscita del primo Call of Duty. Ambientato nella seconda guerra mondiale, ci permetteva di poter rivivere alcune grandi battaglie nei panni di soldati dell’esercito Americano, Britannico e Russo, impegnati nella lotta contro la Germania Nazista. Nessuno all’epoca sospettava che quello sarebbe stato il primo capitolo di una lunga serie.
E invece… Nel giro di 3 anni uscirono Call of Duty 2 e Call of Duty 3, sempre con la medesima ambientazione, e poi, nel 2007 ecco Call of Duty: Modern Warfare ambientato ai giorni nostri; un successo travolgente di critica e pubblico. Da lì fu una strada sempre in salita. Tutti i giochi a marchio Call of Duty successivi a Modern Warfare hanno registrato vendite superiori ai 10 milioni di copie, arrivando addirittura a 30 milioni come nel caso di Modern Warfare 3.

Che lo si ami o lo si odi non si possono negare i risultati raggiunti da questo brand che ha fruttato ad Activision oltre 10 miliardi di dollari. L’anno scorso però il trend positivo di Call of Duty subisce una battuta d’arresto con la pubblicazione di Infinite Warfare. Il gioco non viene accolto bene dai fan, che ne criticano l’ambientazione futuristica e il conseguente multiplayer fatto di jetpack e gadget tecnologici. “Questo non è CoD”, urlano quei milioni di dislike sotto al trailer di lancio su youtube.
E allora? Cosa fare? Se andare avanti non aiuta, non resta che fare un passo indietro e tornare alle radici, a ciò che ti ha reso ciò che sei. Ecco quindi Call of Duty: World War II, sviluppato dai ragazzi di Sledgehammer Games.

Avrà giovato questo ritorno alle origini? Scopriamolo insieme.

Band of Brothers in Arms

Perché questo nome al paragrafo? Perché la modalità campagna di Call of Duty: WWII è fortemente debitrice di altre due opere che ne trattano lo stesso tema: Band of Brothers e Brothers in Arms. Si tratta rispettivamente di una serie televisiva e di un videogioco, entrambi incentrati sulla vita al fronte di un gruppo di soldati americani. Entrambe non puntano tanto sulla spettacolarità dei combattimenti, anche se offrono una accurata ricostruzione degli scontri, ma sul mostrare il lato umano di questi soldati e il rapporto di fratellanza che si viene a creare fra coloro che costretti a vivere eventi terribili come la guerra. Anche WWII ci prova, ma ci riesce a metà. La trama segue le gesta del soldato Ronald “Red” Daniels e della sua squadra, assegnati alla famosa “Big Red One”, la 1ª Divisione di Fanteriadell’esercito americano. In qualità di soldati da prima linea il gruppo si ritroverà a combattere nei più cruenti teatri di guerra del secondo conflitto mondiale: parteciperemo allo sbarco sulle spiagge della Normandia, combatteremo per le strade di Parigi assieme ai partigiani francesi, sopravvivremo al gelo delle foreste innevate durante la Offensiva delle Ardenne e combatteremo per la conquista dell’ultimo ponte sul Reno a Remagen.

Durante queste missioni possiamo vedere come fra Red i suoi compagni si instauri un rapporto di amicizia che ci regala alcuni dei momenti più forti dal punto di vista emotivo dell’intera saga. E la cosa non dispiace affatto. Vedere un Call of Duty che tenta l’approccio dell’approfondimento psicologico e regala alcuni momenti di riflessione (mi riferisco in particolare ad una missione in cui sono presenti dei civili e alla parte finale del gioco) è qualcosa che non mi sarei mai aspettato e che lodo con franchezza. Questi momenti riescono ad emozionare grazie al realismo delle scene e della grafica ben curata che non disdegna di mostrarci sangue e arti che esplodono, ma poi… ecco che diventiamo protagonisti di scene che manco Rambo sarebbe sopravvissuto a tanta distruzione. E quindi la cosa stona capite? Ci vuole bravura per creare un buon mix fra azione e emozione e secondo me WII non riesce a trovare un suo equilibrio calcando troppo la mano sui sicuri cliché action del genere e sprecando l’occasione di fare quel coraggioso passo in più che ne avrebbe reso la trama un’emozionate storia di guerra e non una storia di guerra con qualche emozione dentro. Certo, va sempre tenuto conto che stiamo parlando di CoD, e, come ho già detto, sono già positivamente sorpreso di aver trovato un elemento nuovo rispetto al semplice “spara a tutto ciò che si muove senza pensare”.

Scusa, mi passeresti il medikit?

Visto che le critiche più pesanti rivolte a Infinite Warfare riguardavano proprio il gameplay c’era da pensare che sarebbe stato proprio lì che Sledgehammer si sarebbe impegnata a cambiare le cose, e così è stato. Per quanto riguarda la campagna la novità più grossa è rappresentata dal sistema di aiuti forniti dai compagni. In ogni missione in cui avremo a disposizione dei compagni di squadra, questi saranno dotati di una apposita barra (che va riempita uccidendo i nemici o compiendo altri tipi di azioni) che una volta piena ci garantisce un “aiuto” da parte del nostro commilitone, come ad esempio un refill di munizioni e granate, oppure cose più “tecniche” come la possibilità di vedere la posizione di tutti nemici su schermo per un dato periodo di tempo. Altro elemento inusuale per la serie è la non-rigenerazione della salute, che va rimpinguata facendo affidamento su appositi medikit. Non si tratta di una vera e propria novità, visto che questo metodo di gestire la salute era stato utilizzato sia nel capostipite della saga, sia che in Call of Duty 2: Big Red One ma di sicuro si tratta di qualcosa a cui i fan più giovincelli non sono di certo abituati. Per poter continuare agevolmente, soprattutto alle difficoltà più alte, bisogna fare attenzione alla gestione dei medikit, se non si vuole restare con poca vita in frangenti pericolosi.

Per il resto il gioco è un classico Call of Duty. Il feeling delle armi è buono, anche se siamo ben lontani da qualsiasi pretesa di realismo per quanto riguarda rinculo e altri dettagli come balistica, cadenza di fuoco, ecc. Anche sull’accuratezza storica ci sarebbe da ridire visto che possiamo osservare una miriade di soldati tedeschi brandire armi come SVT-40, tipiche del fronte orientale e presenti in minor numero su quello occidentale. Ma forse sono dettagli a cui fanno caso solo i fanatici di guerra come me. La campagna è abbastanza varia: oltre alle sessioni di battaglia dura e cruda, ci sono parti stealth e anche alcune a bordo di veicoli, tra cui una sezione aerea abbastanza spettacolare. A mio personale parere la parte più riuscita è quella che riguarda Parigi: è carica di molte scene significative e in grado di rimanere impresse nella memoria, come quando i cittadini iniziano a far piovere sui tedeschi piombo e molotov dai balconi; una scena che da perfettamente l’idea di come appaia una città che si rivolta all’invasore.

Assieme ci si diverte di più, no?

Anche il multiplayer presenta diverse novità. Quella che salta di più all’occhio è l’aggiunta del Quartier Generale, una specie di zona social composta da un campo militare, dove i giocatori possono incontrarsi e svolgere varie attività. Ci sono delle parti del campo dedicate agli addestramenti dove è possibile provare le armi del gioco, altre dove è possibile farsi affidare delle missioni giornaliere e settimanali che se portate a termine donano exp e altre ricompense. È anche il luogo dove si possono aprire le benedette casse di equipaggiamenti che si ricevono in dono salendo di livello, completando le sopracitate missioni giornaliere, ma anche ottenendo punti social attraverso le raccomandazioni che i vostri compagni di squadra possono darvi per la vostra bravura in gioco o disponibilità a collaborare. Le casse si possono anche comprare ma, attenzione, contengono esclusivamente oggetti legati all’estetica come skin per le armi, mimetiche e cose simili. Al massimo può capitarvi di trovare dei bonus che vi aumentano l’esperienza per un tot di ore e stop. Discorso diverso per le casse della modalità Zombie, ma ne parliamo dopo. Altra novità è l’introduzione delle Divisioni: in pratica si tratta delle “fazioni” a cui un giocatore deve legarsi prima di entrare in partita. Esse rappresentano vari reparti dell’esercito, come ad esempio Fanteria, Divisione di Montagna, e ognuna ha a disposizione dei perk particolari. Ad esempio ai membri della Divisione Aerea è permesso utilizzare un silenziatore sulle mitragliette, mentre quelli che scelgono la Divisione Corazzata possono contare su bonus che riducono i danni subiti. In pratica si tratta delle Classi presenti negli altri CoD, e dovrà stare a voi provare e capire quale presenta i perk più adatti al vostro stile di gioco.

Parlando di puro gameplay possiamo dire tranquillamente che CoD abbia fatto quei passi indietro che tutti si aspettavano. Accantonate le exotute e i gadget futuristici, si torna a spararsi faccia a faccia e senza gente che salta fuori da ogni direzione possibile. Oddio, rimane sempre il solito frenetico CoD dove il jump-shooting (uscire dagli angoli saltando e sparando) e il drop-shooting (lanciarsi a terra mentre si fa fuoco) la fanno sempre da padrone: ma è proprio questo che i fan volevano, no? Tornare a spararsi in maniera tradizionale, senza preoccuparsi di venire uccisi da qualcuno che ha appena fatto un triplo salto carpiato con avvitamento usando un muro come trampolino. Insomma, è il classico CoD come ve lo ricordavate, perciò se lo avete sempre amato così com’era , qua troverete di cui divertirvi, altrimenti vi consigliamo di girare al largo. Assieme alle modalità ormai classiche della serie come Deatchmatch, Dominio e Cattura e Distruggi, troviamo alcune novità la cui più riuscita è Guerra. In questa modalità i giocatori vengono divisi in due squadre; una squadra deve cercare di portare a termine degli obiettivi, mentre l’altra deve impedirglielo. Ad esempio in Operazione Griffin, una delle mappe di Guerra, l’Asse devono scortare dei carri armati e procurarsi il carburante per farli avanzare in territorio nemico, mentre gli Alleati devono impedirglielo. In questo modalità è presente anche una minima componente di building, visto che è possibile per i difensori “costruire” in punti specifici ostacoli come muri di legno, o piazzare delle mitragliatrici per sparare sugli avversari. Si tratta di una ventata d’aria fresca rispetto alle solite modalità e richiede un buon lavoro di squadra da parte dei giocatori; anche solo uno che agisce di testa propria potrebbe compromettere l’esito di un match.

Mangiatori di Cervelli

A completare il pacchetto troviamo ormai l’immancabile modalità Zombie. Questo primo capitolo della Zombie avventura si chiama “L’ultimo Reich” e vede come protagonisti dei personaggi interpretati da attori quali Katheryn Winnick, David Tennant, Elodie Yung e Ving Rhames.  I nostri sono degli amanti dell’arte pronti a combattere per non permettere ai Nazisti di trafugare delle preziose opere e che quindi si dirigono nel paesino di Mittleburg in Germania che sta venendo usato come deposito dal Reich. A cercare di fermarli non troveranno soldati, ma una orrida arma di zombie. A parte le novità legate al contesto, come il cambio della valuta in game in Scosse, e delle perk in Potenziamenti, sono presenti il solito mix di tecnologia, mitologia, magia, easter egg e sopravvivenza che han reso famosa questa modalità. Sono presenti due livelli di difficoltà, uno pensato per chi vuole godersi la trama in santa pace e l’altro più ostico e che richiede un impegno maggiore nella ricerca degli oggetti con cui interagire in giro per la mappa. Due parole sulle casse: in Nazi-Zombie le casse funzionano in maniera un pochino differente rispetto al multiplayer normale. Qui, oltre a oggetti estetici, le casse possono regalare anche utilizzi dei classici power-up della modalità che il giocatore può decidere di portarsi in partita. Per farvi un esempio: potete portarvi delle Nuke da usare in un momento critico e salvarvi la pellaccia. Non si tratta quindi di vantaggi per un giocatore solo ma per l’intera squadra. Sta a voi usarli o meno, per rendere più o meno “autentico” un vostro tentativo di terminare “L’ultimo Reich”.

Un bel cinematografo

Esteticamente il gioco appaga. La grafica è fluida e fotorealistica, con ottimi effetti per quanto riguarda esplosioni, fiamme e giochi di luce. La regia dei filmati e delle cutscene realizzate col motore in game è come sempre di taglio cinematografico, caratteristica che si presenta anche in molte sezioni giocate. Ne potete ammirare un esempio nella scan qui accanto. Le ambientazioni sono varie e sono tutte estremamente curate, salvo alcuni scivoloni riguardanti la vegetazione (vedasi certi alberi di mele, in un certo campo). C’è un ottimo utilizzo dei colori: tinte più chiare negli scenari diurni e più forti in quelli notturni in modo da creare dei forti contrasti fra zone in ombra e zone in luce. C’è un ottimo utilizzo dei colori: tinte più chiare negli scenari diurni e più forti in quelli notturni in modo da creare dei forti contrasti fra zone in ombra e zone in luce.  Apprezzabili anche gli effetti di sangue e quelli che accompagnano la separazione degli arti dai corpi dei loro propietari: non siamo ai livelli di Killing Floor 2, ma è un lavoro più che degno. Uniche note dolenti sono le animazioni un po’ legnose, e l’I.A. che purtroppo ci prova ma non si impegna abbastanza. Non è raro vedere dei nemici cercare di compiere dei goffi aggiramenti che si concludono con un ingresso di schiena nella stanza dove si trova il giocatore, la cui giusta reazione e forargli la pelle con il proprio fucile. Altri limiti dell’I.A. si notano soprattutto nelle sezioni stealth, dove i nemici si fanno assassinare impunemente e l’unica reazione che hanno alla vista del corpo di un’altra guarda abbandonato in piena strada è correre sul posto e domandarsi “Wer war es?“.

Un’ultima considerazione sul comparto audio: nulla da lamentare per quanto riguarda tutti vari effetti sonori di armi, esplosioni e quant’altro. Buone le musiche, anche se non certo indimenticabili. Ottimo il doppiaggio inglese, terribile quello italiano. Era da molto tempo che non sentivo un doppiaggio nella nostra lingua così privo di pathos. Fatevi un piacere e giocatelo in inglese.

data: 14/11/2017

85-80-80-75-80 80

summary: CoD è tornato indietro per ritrovare se stesso e bisogna dire che ci è riuscito e nel mezzo ha pure guadagnato qualcosa, come un po’ di emozioni. Emozioni sparse in una trama che purtroppo è fin troppo ricca di stereotipi per risaltare davvero nel panorama videoludico odierno, ma che comunque brutta non è. Sono convinto che i giovincelli che non hanno mai avuto modo di provare un CoD ambientato nella seconda guerra mondiale lo apprezzeranno molto di più di noi vecchiacci. Il comparto multiplayer è ricco di modalità e promette ore di divertimento per i fan dei spara-spara che non vedevano l’ora di ammazzarsi “alla vecchia maniera”, senza ammennicoli futuristici. Non un gioco originale, ma di sicuro un gioco solido. Come un bunker su una collina.

Recensione
  • Valutazione Finale
    80Voto

    CoD è tornato indietro per ritrovare se stesso e bisogna dire che ci è riuscito e nel mezzo ha pure guadagnato qualcosa, come un po' di emozioni. Emozioni sparse in una trama che purtroppo è fin troppo ricca di stereotipi per risaltare davvero nel panorama videoludico odierno, ma che comunque brutta non è. Sono convinto che i giovincelli che non hanno mai avuto modo di provare un CoD ambientato nella seconda guerra mondiale lo apprezzeranno molto di più di noi vecchiacci. Il comparto multiplayer è ricco di modalità e promette ore di divertimento per i fan dei spara-spara che non vedevano l'ora di ammazzarsi "alla vecchia maniera", senza ammennicoli futuristici. Non un gioco originale, ma di sicuro un gioco solido. Come un bunker su una collina.

    • Grafica
      85
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