Cloudpunk – Recensione: Rider all’epoca cyberpunk
Cloudpunk è un’avventura cyberpunk nel complesso interessantissima ma che cade inesorabilmente una volta che sarà richiesto di prendere il pad in mano.
Il vero Bartolini simulator
Eh no, non parliamo di Death Stranding, ma della storia di Rania, protagonista di Cloudpunk, ingaggiata per consegnare pacchi con all’interno materiale “non meglio specificato”. Le vicende si svolgono nella città Nivalis e grazie alla nostra abilità a pilotare le macchine volanti, faremo da corrieri per un’organizzazione criminale che dà anche il nome al gioco, Cloudpunk, appunto.
La storia parte molto lenta per non arrivare praticamente mai ad un culmine, tuttavia gli sviluppatori hanno giocato sul fattore atmosfera noir per immergere il giocatore nei ritmi agiati della narrazione. Cosa che potrebbe non piacere a tutti, ma sicuramente riuscirà a convincere gli amanti del genere cyberpunk, dove potranno cogliere svarianti spunti e dettagli per apprezzarla al meglio.
La narrazione e l’atmosfera sono sicuramente il punto forte su cui si sono concentrati gli sviluppatori ION LANDS.
Il gioco infatti non ha combattimenti, non ha enigmi corposi e i danni che riceveremo al nostro veicolo saranno facilmente riparabili senza alcun reale sforzo, annichilendo completamente l’unico indice di sfida.
Quando si gioca?
La risposta è mai. E non perché Cloudpunk sia privo di pistole e combattimenti – i walking simulator hanno dimostrato che si può usare l’interattività in tanti modi, non necessariamente solo per affettare mostri. Il problema di Cloudpunk è che quello che si deve fare, si fa davvero male. La guida del nostro veicolo è scomoda, creando molta frustrazione; non è in grado di restituire il piacere di una sana esplorazione in una metropoli futuristica. I comandi sembrano fermi al 2000 e la scarsa ottimizzazione del software non aiuta, visto che tra i molti lag dovremo sorbirci pure dei caricamenti abbastanza lunghi. A peggiorare la situazione c’è una fisica appena abbozzata che rende il mondo di gioco estremamente artificiale.
Un po’ meglio sono le fasi “a piedi”, pur non entusiasmando, visto che il tutto si ridurrà a parlare con NPC, raccogliere oggetti e tornare nella nostra macchina volante per la prossima quest. Un po’ pochino per un titolo che ha l’ambizione di essere free-roaming, lasciando però il giocatore in balia di un’enorme città dove essenzialmente è tutto davvero troppo poco interattivo.
Visivamente noir
La grafica di Cloudpunk si attesta su un buon livello, seppur penalizzato da una certa pesantezza del motore grafico. L’atmosfera cyberpunk è fatta bene e le luci dei vari neon che contrastano con la cupa notte e i riflessi della pioggia trasmettono il mood giusto per gli amanti del genere. Anche il sonoro è sopra la sufficienza, grazie a un buon doppiaggio in inglese (con sottotitoli in italiano) e musiche d’ambiente in sintonia con le varie situazioni narrative.
A conti fatti Cloudpunk è un titolo che vive ruotando attorno alla sua storia, la quale è curata ma non viene minimamente valorizzata in toto dal medium videoludico. Il giocatore è messo all’ombra e la voglia di sperimentare cozza con i limiti di design descritti sopra. Un vero peccato, perché la somma finale è quella di un gioco autoreferenziale. Errore che non gli permette di essere un “buon titolo autoriale”, vanificando le aspettative. Già, perché non basta curare solo l’atmosfera per ricevere applausi. Il videogioco è la somma di una giusta alchimia di aspetti tecnici e artistici, dove ogni comparto è parte integrante dell’opera, senza lasciare nulla al caso.
Cloudpunk è un gioco per chi riesce a soffermarsi solo sulla storia trascurando tutto il resto. L'atmosfera non gli manca e qualche risvolto narrativo di livello c'è, quello che latita è la sostanza. L'intero lavoro sembra fatto solo per stupire, cosa che difficilmente accadrà se non si entrerà nel vivo della storia, che comunque parte con una certa lentezza.