
La prima reazione alla cancellazione della fiera losangelina per il 2023 (e basta?) è stata quella di scrivere un bell’elogio funebre, sulle note della colonna sonora di Nier, per non far traspirare nemmeno la minima allegria.
Ci state rubando il Natale dei videogiocatori, avete appena fatto volare di mano il palloncino a forma di Sonic che il nostro bambino interiore stringeva forte nonostante i mille sballonzolamenti degli ultimi anni di questa industria.
Non sono bastate microtransazioni del piffero, always online che non funzionano, patch di un gigaziliardo di byte, scatole dei giochi che spesso non contengono più manco il gioco; noi quel palloncino ce lo siamo tenuto stretto tutto questo tempo.
Perché alla fine arrivava lei, la fiera del paese, quella dove non potevi fare a meno di andare anche se sei troppo cresciuto, non c’è niente da comprare/vedere per te e alla fine sai che ti strafogherai solo di porchetta e brigidini.
Perché la fiera alla fine ti appassiona, ti stampa quel sorriso ebete sulla faccia mentre ti esalti per il sequel di un Rpg che avete comprato solo tu e tutti i familiari dello sviluppatore (zio escluso, si vede che non corre buon sangue).
Si vabbè ma alla fine che hanno presentato all’E3?
Si vabbè ma non è uguale un bell’evento in streaming di 29 minuti un mercoledì a caso di ottobre?
No che non è uguale e se per voi lo è mi dispiace, non sapete che vi siete persi.
Mi prendo volentieri le botte di boomer nei commenti, noi anziani abbiamo la pelle spessa.
Probabile che certi eventi non siano più redditizi, che presentare tutto in una sola settimana sia per l’industria il male da sradicare.
Di giustificazioni ne possiamo trovare a secchiate.
Resta il fatto che vedere Miyamoto brandire spada e scudo mentre parte la musica di Twilight Princess…

…non ce lo potete sostituire con Geoff Keighley che soffia in un controller.

Non ce lo meritiamo, ci siamo già comprati Bubsy 3d, abbiamo sofferto abbastanza.
Vi prego, aridatece l’E3.