Mentre inserivo per la prima volta il secondo CD di Final Fantasy VII, con gli occhi ancora lucidi, avevo una certezza: i Jrpg sarebbero stati sempre il mio genere preferito e non mi avrebbero stancato mai e poi mai. Negli anni, questa certezza ha vacillato più volte, complice una vera e propria abbuffata di titoli nell’epoca Ps1, con brand mai arrivati prima in occidente e pronti a conquistare un nuovo pubblico.
Se, da un lato, ogni generazione di console mi ha sempre regalato almeno un titolo epocale, dall’altro, progressivamente, il genere ha iniziato a mostrare alcune debolezze, presentando titoli fatti con lo stampino, storie scontate e avventure che si trascinavano stancamente ai titoli di coda, dopo un quantitativo eccessivo di ore.
Il lento declino dei giochi di ruolo giapponesi non è passato inosservato agli occhi degli sviluppatori che hanno provato, più e più volte, a riscrivere le regole dei jrpg: eliminando gli scontri casuali, i combattimenti a turni, le mappe liberamente esplorabili e cercando in ogni modo possibile di svecchiare una formula che, per alcuni, aveva ormai detto tutto.
Inutile girarci intorno, la gran parte dei Jrpg per le piattaforme attuali ha poco a che spartire con i nomi classici, con poche apprezzatissime eccezioni quali le serie Atlus e qualche titolo Square Enix che strizza ancora l’occhio al passato. Bravely Default 2 è uno di questi ultimi difensori della classicità, un titolo che reinterpreta le meccaniche basilari dei Jrpg aggiungendo un minimo di modernità, ma mantenendo una struttura quantomai canonica. Dopo un primo meraviglioso titolo ed un quasi seguito/non seguito di buon livello, arriva anche su PC il vero secondo episodio della serie, che già ha debuttato sulla console ibrida Nintendo a inizio anno. Riuscirà a conquistare anche i giocatori PC?
Una trama di cristallo
Il Bravely Default 2 può essere fruito tranquillamente anche da chi non si sia mai cimentato con i titoli precedenti, presentandoci il protagonista (Seth, o come vorremo chiamarlo) che si risveglia su una spiaggia dopo un naufragio e con pochi ricordi.
Se avete subito pensato a Legend of Zelda gioite perché il gioco ci regalerà anche un’altra grossa citazione (volontaria?) del capolavoro nintendiano. Ma la vedremo dopo.
Quel che conta è che presto il nostro eroe farà la conoscenza dei suoi nuovi compagni di avventure e partirà alla ricerca dei canonici “cristalli che tutto possono negli rpg”, perché collezionarli tutti è meglio che non averne nemmeno uno. Ah c’è anche una maledizione da scongiurare, quindi meglio averli i cristalli, davvero. Inizierà, così, un lungo viaggio, scandito da una trama che si prende forse sin troppo tempo per ingranare e che ci introduce dei comprimari inizialmente tutto tranne che irresistibili. Non mancheranno momenti ad alto impatto emotivo, colpi di scena e capovolgimenti degni del genere, semplicemente, però, chi ha già macinato qualche jrpg troverà pochi spunti originali. Il nostro party, di 4 elementi, sarà comunque ben variegato, grazie anche alla possibilità di scegliere liberamente a quali classi far appartenere i vari personaggi (inizialmente generici tuttofare e presto ricollocati come maghi, bardi, monaci e molte altre classi da scoprire). Sarà comunque possibile, in ogni momento, cambiare le nostre decisioni e sbizzarrirci nelle combinazioni più improbabili, per il solo gusto di farlo. Il sistema delle classi è sicuramente una delle eccellenze del titolo e permette grandi risultati a chi avrà voglia e tempo di sperimentare. Si potrà assegnare una classe principale e una secondaria creando degli ibridi di tutto rispetto e ogni job avrà la sua bella barra dell’esperienza separata da quella del personaggio che sbloccherà abilità nuove a ogni livello. Capite bene che si tratta di un sistema notevolmente stratificato e la cui padronanza aiuterà a superare qualche picco di difficoltà non irrisorio. La storia sarà raccontata attraverso le classiche scene animate e tanti, tantissimi dialoghi, alcuni dei quali anche opzionali, come le varie discussioni che i nostri eroi faranno in vari momenti della storia e che potremo liberamente scegliere se seguire o meno.
In mezzo a sviluppi interessanti ci saranno, comunque, anche moltissime chiacchiere che poco aggiungono alla storia ma permettono di scoprire qualche retroscena in più sui comprimari, per renderli giusto un filo meno stereotipati. Per il resto, il gioco segue la classica progressione tipica di ogni jrpg: città, dungeon, boss ancora città, mappa, nuova città, dungeon, boss… e così via.
A cercare di spezzare la monotonia ci pensano le classiche missioni opzionali, spesso, però, limitate a un trova l’oggetto/sconfiggi l’avversario nel punto indicato dalla mappa, con poche variabili veramente interessanti. Quello che rende gli incarichi opzionali poco stimolanti è, però, il dover tornare ogni volta da chi ci ha dato l’incarico per riscuotere la ricompensa.
È vero che si tratta di un modo abbastanza classico di impostare le subquest, ma un minimo di coraggio in più avrebbe reso l’esperienza più fresca.
Altra aggiunta per variare l’azione è un vero e proprio gioco di carte collezionabili che farà la sua comparsa da un certo punto dell’avventura in poi e col quale potremo sfidare vari personaggi in giro per il mondo. Si tratta di un passatempo tutto sommato piacevole ma assolutamente accessorio rispetto al fulcro del gioco.
Per fortuna, gli sviluppatori si sono concentrati molto di più sul sistema di combattimento, rendendo il fiore all’occhiello della serie Bravely anche migliore dei predecessori.
E sappiamo bene quanto un sistema di combattimento può fare la differenza in un jrpg.
‘Sta mano può essere Brave o può essere Default
Torna in splendida forma il sistema di combattimento che ha caratterizzato la serie sin dagli esordi e che rappresenta, forse, uno dei migliori dell’attuale panorama jrpg.
Per chi non lo sapesse, gli scontri si svolgono a turni e l’ordine delle azioni è influito da una barra atb diversa per ogni personaggio, la cui velocità di riempimento è influita da diversi fattori, quali anche il peso del nostro armamentario.
In ogni turno potremo compiere una singola azione o affidarci a uno dei due comandi speciali del gioco. Con Default potremo difenderci e allo stesso tempo acquisire un punto-brave da usare nei turni successivi. Il comando Brave ci permetterà di compiere azioni aggiuntive nel nostro turno sino a un massimo di quattro: per farlo potremo spendere punti-brave precedentemente accumulati o prendere in prestito le azioni dai nostri turni successivi (nei quali, ovviamente, non potremo fare nulla). Si tratta di un sistema forse non semplicissimo da spiegare ma sorprendentemente intuitivo e che permette una varietà notevole di strategie. Con i nemici più deboli potremo partire a testa bassa e scatenargli contro fino a quattro attacchi consecutivi, mentre negli scontri più complessi sarà necessario pianificare con attenzione le nostre azioni, onde evitare di rimanere scoperti per molti turni.
A rendere ancora più complesso il sistema, contribuisce la possibilità, per alcuni nemici, di eseguire un contrattacco ogni qual volta compiremo un’azione specifica. Ci sono avversari che ci colpiranno se useremo una certa magia o un oggetto curativo, senza aspettare il loro turno, rendendo necessario scegliere con accortezza come approcciarsi agli scontri. Ogni nemico avrà, poi, più debolezze nei confronti di determinate armi o magie e resistenze e immunità verso altre, in questo modo conoscere le caratteristiche dei nostri avversari sarà decisivo per uscire vittoriosi dagli scontri. Questo vale, a maggior ragione, per i boss, notevolmente agguerriti sin dai primi incontri e che spesso necessiteranno di qualche tentativo a vuoto onde comprendere la strada migliore per abbatterli. Una volta scoperta la debolezza di un particolare nemico, il gioco ci farà la cortesia di ricordarcelo ma, anziché renderlo ben visibile al momento degli attacchi, sarà necessario aprire un apposito sotto-menù con le caratteristiche della battaglia, in un sistema forse sin troppo farraginoso. Bravely Default 2 elimina completamente gli scontri casuali, rendendo i nemici ben visibili sulla mappa e permettendoci di scegliere se attaccare (magari alle spalle per avere l’iniziativa e un punto-brave omaggio) o fuggire. Questo faciliterà notevolmente l’inevitabile fase di livellamento personaggi, permettendoci di affrontare solo nemici sufficientemente forti.
Qualora ci sentissimo abbastanza coraggiosi, potremo anche concatenare più scontri in successione attivando un moltiplicatore dei punti esperienza.
Siamo, quindi, di fronte a un Jrpg perfetto? Purtroppo no.
Un passo avanti e uno indietro.
Se, da un lato, Bravely Default 2 riesce a convincere col suo sistema di combattimento e di scelta libera delle classi, dall’altro si porta dietro tutta una serie di vetustà e leggerezze assortite, che gli impediscono di assurgere al ruolo di capolavoro del genere.
In primis, c’è da sottolineare come Bravely Default 2 sia sicuramente un gioco complicato e profondamente hardcore, indipendentemente dal livello di difficoltà impostato.
Sin dalle prime fasi verremo letteralmente spazzati via dai nemici, sia che si tratti di un boss che di qualche semplice sgherro che popola i vari dungeon.
Ora starete pensando che un sistema di combattimento complesso e profondo, come quello di Bravely Default, possa essere apprezzato solo con un livello di difficoltà adeguatamente tarato verso l’alto, che obblighi a una pianificazione anziché lasciarci liberi di attaccare a testa bassa. Questo è certamente vero ma, purtroppo, il livello di difficoltà risente non solo della potenza dei nostri avversari ma anche di tutta una serie di rigidità del titolo francamente poco comprensibili. Non recupereremo automaticamente punti ferita col passare di livello (e ci può stare), né dopo gli scontri con i boss (e qui sale la difficoltà, visto che dopo i boss potrà capitare di combattere ancora e potete immaginare come un party già frollato rischi di cadere anche di fronte al più fesso dei nemici).
I punti di salvataggio ci consentiranno, appunto, solo di salvare i nostri progressi; per poter recuperare energie nei dungeon avremo solo poche possibilita: usare consumabili, incantesimi di cura o l’apposito oggetto denominato tenda (se lo abbiamo) che farà tornare tutto il gruppo al pieno delle forze (evvivaaa!) . La tenda, però, non potrà essere usata ovunque ma solo nei punti di salvataggio (nooooo!), se ci troveremo in difficoltà in un dungeon, quindi, potremo solo fuggire e ripartire dall’inizio, ovviamente previo uso di un altro consumabile. Ora avete presente quando uno dei vostri personaggi muore durante uno scontro? Ovviamente, alla fine del combattimento non riceverà alcun punto esperienza e rimarrà morto finché non useremo l’apposito consumabile (ancora) o l’incantesimo per resuscitarlo. Nessuna cortesia verso il giocatore nemmeno in questo caso; molti altri titoli permettono di avere il personaggio almeno vivo, anche se con solo un punto ferita, qui non si fanno sconti.
Altro problema concerne le alterazioni di stato: vi hanno avvelenato durante un combattimento? Dovrete curarvi dopo, altrimenti continuerete a perdere energia.
Fin qui tutto normale, forse siamo stati abituati troppo bene da altri titoli ma ha una sua logica.
Il problema è che la stessa cosa si verifica anche se il vostro personaggio è affetto da mutismo (che preclude il lancio di incantesimi): o avete con voi l’antidoto o tanti saluti.
A poco conta il poter assegnare abilità di autoguarigione ai nostri personaggi (sacrificando un apposito slot), certe rigidità non rendono il gioco più stimolante o complesso ma solo più faticoso e meno immediato e costringono ad acquistare un gran quantitativo di oggetti per ogni evenienza. Le cose migliorano una volta presa confidenza con le classi e le abilità passive ma a quel punto molti potrebbero già aver gettato la spugna. In Bravely Default 2 dovremo livellare costantemente, affronteremo scontri solo per poter alzare le nostre capacità e superare qualche dungeon troppo ostico. Questa pratica, pur comune a tanti jrpg, risulta – inutile girarci intorno – anche una delle attività più noiose di questo genere di giochi.
Tutti i difetti che ho elencato sopra pesano come macigni proprio quando si cerca di livellare il personaggio poiché, ben presto, ci si ritrova senza energie, punti magici e oggetti e così costretti a tornare nella più vicina città. Vabbé, penserete, poco male, a forza di scontri avremo comunque accumulato abbastanza soldi per poter ricomprare tutto quel che serve, vero?
Devo darvi una brutta notizia: gli scontri ci potranno fornire saltuariamente qualche oggetto ma, se vorremo recuperare preziose monete da spendere, ci dovremo necessariamente dedicare alle subquest o al taglio d’erba. Ecco, così, che il nostro protagonista, novello Link, potrà falciare cespugli e prati in giro per le mappe, al fine di recuperare oggetti e monete.
Dovremo, quindi, dedicarci a un duplice grinding: combattimenti per alzare l’esperienza e giardinaggio a suon di spadate per i soldi.
I giocatori meno pazienti sono avvertiti. A poco aiuta la possibilità di mandare una barca in esplorazione alla ricerca di tesori mentre noi procederemo con l’avventura, visto che i premi che otterremo difficilmente saranno in grado di farci fare un vero salto di qualità. Se tutte queste piccole e grandi sbavature non riescono a impensierirvi, o se trovate i moderni jrpg troppo semplici, potete serenamente passare al capitolo sull’analisi tecnica. Bravely Default 2 è probabilmente la sfida che stavate aspettando. Per tutti gli altri, invece, è necessario tenere bene a mente che il titolo Square Enix non fa sconti: o ci si adatta alle sue meccaniche o il rischio abbandono è molto alto.
Un mix di stili
Dal punto di vista grafico Bravely Default 2 alterna momenti di grande impatto ad altri molto meno ispirati.
Si tratta, certamente, di una produzione non ad altissimo budget e che si colloca tecnicamente un paio di gradini sotto un Final Fantasy o un Dragon Quest.
Il gioco adotta uno stile finto 2d, disegnato a mano e sicuramente molto bello e caratteristico ma limitato esclusivamente alle città e ad alcuni ambienti.
I poligoni tornano con prepotenza nei dungeon e nella mappa di gioco, con uno stacco nettissimo rispetto alle fasi urbane. Purtroppo, la resa di questi ambienti è notevolmente inferiore rispetto a quelli disegnati, in particolare per quanto riguarda i dungeon, a volte sin troppo piatti e scontati. Relativamente a questi ultimi non riuscirò mai a spiegarmi perché ricorrere ai poligoni se non si può ruotare liberamente la visuale, ma vabbè.
I personaggi sono caratterizzati da uno stile chibi-super deformed che può fare impazzire alcuni e lasciare perplessi altri, personalmente l’ho trovato sin dai primi capitoli molto riuscito e questo episodio non fa eccezione. I costumi delle varie classi, in particolare, sono veramente molto curati e chi ama il genere kawaii avrà sicuramente le sue soddisfazioni. Purtroppo, nella mia prova sono incorso in qualche fastidioso glitch, come la scomparsa delle textures dalle città, ed un paio di crash inaspettati. Nulla che abbia rovinato l’esperienza o che qualche patch non possa sistemare ma, per dovere di completezza, mi sento di farne menzione. Bellissima la colonna sonora, ricca di temi coinvolgenti che non vi toglierete facilmente dalla testa. Le musiche delle battaglie, in particolare, sono fatte apposta per rimanervi impresse a lungo (anche a causa del quantitativo importante di scontri che affronterete). Il doppiaggio, limitato ad alcuni momenti, è di buon livello così come assolutamente riuscita la traduzione in lingua italiana. La longevità è pienamente in linea con i canoni del genere e premierà chi vorrà scavare a fondo e trovare tutti gli immancabili segreti del gioco.
- Sistema Operativo:
Windows® 10 64-bit
- Processore:
AMD FX-4350 / Intel® Core™ i3 2.5GHz
- RAM:
6 GB
- Scheda video:
AMD Radeon™ RX 460 / NVIDIA® GeForce® GTX 760
- Spazio su disco:
15 GB
- Sistema Operativo:
Windows® 10 64-bit
- Processore:
AMD Ryzen™ 3 1200 / Intel® Core™ i5 2.5GHz
- RAM:
8 GB
- Scheda video:
AMD Radeon™ RX 480 (8 GB) / NVIDIA® GeForce® GTX 1060 6 GB VRAM
- Spazio su disco:
15 GB
- OS:
MacOS X 10.8.5
- Processor:
Intel Core i5 2.4 GHz
- Memory:
8 GB RAM
- Graphics:
NVIDIA GeForce GT 640M
- Network:
Broadband Internet connection
- Storage:
7 GB available space
- OS:
MacOS X 10.8.5 or Newer
- Processor:
Intel Core i7 2.4 GHz+
- Memory:
8 GB RAM
- Graphics:
OpenGL 4.1 - ATI Radeon HD 5670, NVIDIA GeForce GT 640M
- Network:
Broadband Internet connection
- Storage:
7 GB available space
- Additional Notes:
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- Valutazione finale80Voto
Se da un JPRG vi aspettate soprattutto moltissimi scontri ben congegnati, tante classi diverse da padroneggiare e una marea di statistiche da considerare, allora Bravely Default 2 è il titolo che fa per voi. Il livello di difficoltà tarato verso l'alto premierà soprattutto il giocatore esperto o meticoloso, potendo risultare scoraggiante per tutti gli altri. Purtroppo, il gioco Square Enix non riesce ad innovare nella struttura quanto invece fa nei combattimenti e si porta dietro tutte le spigolosità dei jrpg, aggiungendone anche qualcuna nuova. Proseguire lungo la storia richiederà una certa pazienza, anche a causa di una trama che fatica a decollare, ed alcune scelte di gameplay potrebbero risultare indigeste a principianti o giocatori con poco tempo a disposizione. Bravely Default 2 si limita a strizzare l'occhio al giocatore di vecchia data o a quello hardcore, rinunciando a venire incontro ad un pubblico più ampio. Ci troviamo di fronte ad un buon Jrpg vecchia scuola al quale manca ancora qualcosa per fare il vero salto di qualità. Se la serie vorrà davvero proseguire con convinzione, un ipotetico Bravely Default 3 necessiterà di una dose di coraggio extra. Be Brave, Square Enix!