Elden Ring Recensione – Il viaggio dell’eroe

- Elden Ring Recensione – Il viaggio dell’eroe
Che Elden Ring potesse essere un gioco deludente o “brutto”, diciamocelo, c’erano ben poche possibilità.
FromSoftware d’altronde ci ha abituato bene: i titoli della sua serie principe sono sempre stati dei successi di critica e pubblico e anche quando la casa giapponese ha tentato escursioni in altri lidi i risultati sono sempre stati eccellenti.
Come la storia ci insegna però, avere avuto successo prima non è garanzia che le cose andranno sempre cosí (sì, ce l’ho con te CD PROJEKT) e quindi un po’ di timore quando ci si avvicina a giochi tanto hypati c’è sempre. Personalmente, spesso mi chiedo che livello di pressione comporti lavorare ad un progetto con sulle spalle anni di aspettative. Aspettative coltivate tra l’altro da una schiera fedelissima di fan magari poco disposti al compromesso, e a cui, in questo caso, vanno sommate anche quelle di tutti coloro che finalmente stavano aspettando quello che secondo le promesse doveva essere un soulslike più accessibile.
Dopo aver concluso il gioco e aver girato in un lungo e in largo nell’Interregno, tenteremo in questa recensione di dare uno sguardo il più obiettivo possibile a quest’opera mastodontica che segna, senza ombra di dubbio, un nuovo punto di partenza di uno degli studi videoludici più amati di sempre.

Apri gli occhi, senzaluce

Se è la prima volta che vi approcciate ad un souls allora dovete sapere che la trama in questi giochi non esiste.
O meglio, c’è un legame fra i vari eventi che si susseguono durante l’avventura, ma te lo devi trovare da solo. In questi giochi la narrazione funziona così: c’è un filmato iniziale che getta lì alcuni concetti base, introduce molto brevemente due o tre personaggi chiave, e in genere i nemici principali, e poi pam! Il giocatore si ritrova direttamente in game e chi s’è visto s’è visto. Niente più filmati esplicativi, nessun dialogo che approfondisca la lore, nessun documento da leggere. Al posto di questi elementi tipici dello storytelling troviamo solo tanti piccoli indizi, dati da dettagli dell’ambientazione o nascosti nelle parole, il più delle volte criptiche, degli NPC sparsi nel mondo di gioco. È una delle cose più affascinanti di questi giochi è elevata ad un limite che rasenta la follia: i “cacciatori di lore” avranno materiale da scovare per mesi e mesi e questo a causa del fatto che la dimensione della mappa di gioco è semplicemente spaventosa per un titolo di questo tipo.

Elden Ring

Edificio o creatura? Cosa sarà quella cosa? Non c’è che un modo per scoprirlo…


Io mi ero a lungo domandato quanta roba avrebbe mai potuto infilare From Software in un gioco open world, visto quello che fanno di solito coi loro giochi, e la risposta è: troppa. L’Interregno, già immenso di per sé in quanto a terreno calpestabile (se vedete qualcosa sulla mappa potete raggiungerlo in un modo o nell’altro), è inoltre infarcito di elementi di lore, personaggi misteriosi, ostili e non, talmente tanti che è quasi impossibile ricordarli tutti. Anche perché alcuni di loro compaiono, ti dicono delle cose e poi spariscono per più di metà gioco… per  poi ricomparire all’improvviso e pretendendo pure che uno si ricordi una manciata di parole, pronunciate dalla loro bocca 20 ore prima!
La verità è quindi che senza una memoria di ferro o la volontà di prendere appunti, della trama di Elden Ring uno può solamente grattare la superficie, a meno che di andarsi a vedere le immancabili guide e teorie dei vari esperti.
Elden Ring

Anche qui la trama è criptica e avvolta nel mistero, così come lo sono quasi tutti i personaggi che il nostro senzaluce incontrerà durante il suo cammino.

E se già l’impresa è qualcosa di impegnativo in un “souls” classico, figurarsi qui in cui anche solo nella prima zona della mappa è presente una quantità di roba allucinante, abbastanza da buttar giù 30 teorie diverse sugli avvenimenti che han portato l’Interregno ad esser quel che è. Quindi già qua Miyazaki ci ha ingannato: Elden Ring non ha per niente una trama più lineare come aveva affermato, ma anzi è ancora più incasinato e ricco di riferimenti da cogliere e puntini da collegare poi poi fare “Aaaaaah! Ecco perché.”
E la colpa, l’ho già detto, è della mappa, vera grande, enorme, protagonista dell’intera opera.

E adesso dove vado?

È la prima cosa che mi è passata per la testa una volta che mi son trovato di fronte al mondo di gioco cosa che avviene “a sorpresa”. I primissimi minuti della partita infatti si svolgono tutti in una zona al chiuso e il motivo è chiaro: creare un senso di meraviglia e stupore nel giocatore nel momento in cui si esce e ci si trova davanti alla libertà.
E qui signori parliamo di vera e propria libertà in tutta la sua esaltante e disorientante grandiosità. Il giocatore può andare dove vuole, senza restrizioni di alcun tipo e solo guidato da un vago indizio che punta in una direzione, ma che non si è per nulla obbligati a seguire. Si è liberi di andare ovunque: l’unico freno posto all’esplorazione è la letalità dei nemici, che comunque può essere facilmente aggirata una volta che si ottiene Torrente, il fido destriero che ci accompagna per tutta l’avventura.  La sua velocità e agilità permettono di evitare praticamente ogni nemico, pertanto, finché si è all’aperto, è possibile esplorare in lungo e in largo senza che nessuno sia in grado di porre un freno al nostro avanzare.

Elden Ring

Così tante cose su schermo. Da dove cominciare?


Ma dove andare? In che direzione? Quanto è grande il mondo e quante location, con i loro oggetti, nemici e boss, si trovano lì, in attesa del nostro sopraggiungere? Il giocatore non ha alcun modo di saperlo, perché all’inizio la mappa di gioco, nuova e necessaria introduzione in un souls, è completamente oscurata. La sua scoperta avviene in modo graduale, man mano che ci si sposta o si riescono a trovare delle steli che ne custodiscono dei frammenti. Ma anche quando capita di rinveniee questi preziosi pezzi di cartografia, la mappa contiene solo la topografia del luogo, senza indicare luoghi di interesse che non siano già stati scoperti di persona. E da strumento utilissimo per non perdersi nelle vastità dell’Interregno, la mappa diventa anche un ulteriore mezzo per sorprendere continuamente il giocatore, perché solo sorpresa si può provare ogni volta che se ne scopre una porzione e ci si rende conto di quanto sia incredibilmente vasto l’ambiente di gioco. E quanto curato. E quanto vario.

La possibilità di saltare permette di raggiungere luoghi prima inarrivabili. Come la seduta di questo poderoso trono.


È davvero difficile trovare una mappa di tali dimensioni con così tanta varietà di climi, mostri e dungeon e che sia oltretutto capace di stupire anche dopo decine e decine di ore con panorami da lasciare a bocca aperta per la loro maestosità. From Software qui si è veramente superata, riuscendo a creare un’ambientazione capace di irretire e dare quel senso di “piacere della scoperta” che purtroppo oggigiorno solo pochissimi giochi riescono a regalare. Aggiungo che da “vecchietto” quale sono ho provato sensazioni simili a quelle di quando giocai a Morrowind, il mio primo open world: quel piacevole senso di essere “persi” in un mondo sconosciuto, pieno di mistero e di soprese. Naturalmente l’altro lato della medaglia di questo tipo di approccio che non accompagna il giocatore ma lo lascia a se stesso fa sì che Elden Ring sua un gioco completamente inadatto ad un player con poco tempo a disposizione.  Giocarlo di “fretta” andando di corsa verso le fight con i boss principali è sicuramente fattibile, ma è un approccio che non permette di apprezzare a pieno il fascino del mondo messo in piedi da Miyazaki e compagni. Senza contare che comunque, darsi all’ esplorazione è l’unico modo per ottenere item utili e una grande quantità di rune senza dover ricorrere al farming. Anche se, ad essere onesti, è molto probabile arrivare comunque ad un punto in cui farmare sarà necessario.

Vecchi e nuovi dolori

Perché dico questo? Perché il gioco è difficile. O meglio è un souls e questo significa che si muore e si muore tanto. I nemici sono spietati: sia i boss che gli avversari diciamo “semplici” hanno pattern di attacco davvero infidi, capaci di sorprendere con attacchi inaspettati, quanto letali. A vederlo insomma, sembra il gameplay classico di un souls, ma in verità ci sono tante piccole aggiunte che arricchiscono la formula classica a cui siamo abituati. E non mi riferisco solamente alla possibilità di saltare, di poter attaccare in stealth e di combattere a cavallo,  ma a cambiamenti meno appariscenti e tuttavia importanti nell’economia di gioco. Sono piccole modifiche che rendono però possibile un approccio più libero alle varie build, senza dover per forza essere vincolati a meta di alcun tipo.

Elden Ring

I combattimenti contro i boss sono “dolorosissimi” come da tradizione.


Chi utilizza la magia ad esempio si renderà subito conto che il numero e la varietà di incantesimi/miracoli/stregonerie disponibili nelle fasi iniziali è stato decisamente aumentato, rendendo la magia uno strumento offensivo efficace fin da subito. Chi predilige spada e scudo apprezzerà il fatto di avere a disposizione una tipologia di parata in più, mentre chi ama le armi a due mani potrà sentirsi ancora più potente quando vedrà il nemico sconquassato dai suoi colpi che ne mineranno la Stabilità: una nuova stat che regola quanti colpi un avversario può parare e subire prima di venire “stordito” e divenire quindi vulnerabile ad un attacco critico. Qualunque sia il vostro stile di gioco quindi avrete dei modi per affrontare gli avversari in maniera efficace, il tutto potendo contare su una quantità di armi vastissima  e che ora, oltre a poter essere potenziate, si possono anche personalizzare maggiormente grazie alle Ceneri di Guerra: un sistema che permette di poter assegnare ad armi e scudi attacchi speciali diversi da quelli di default.
Abbiamo una maggiore libertà di approccio ai combattimenti rispetto al passato dunque, ma non pensiate ciò significhi che siano più semplici: gli scontri con i boss sono ancora sfide che chiederanno il loro pegno in morti e turpiloquio.  Ad essere sinceri però che Elden Ring sia più “semplice” rispetto ai suoi predecessori in effetti è vero e questo per un motivo in particolare: la presenza di Torrente. È innegabile che i combattimenti in groppa al cavallo/capra siano molto meno impegnativi di quelli che si è costretti ad affrontare a piedi e questo per via della velocità a cui ci si muove, che decisamente superiore a quella della maggior parte dei nemici, e alla devastante efficacia degli attacchi a cavallo, soprattutto quelli caricati.

Utilizzare una build “classica” è di sicuro la via più semplice, ma nulla impedisce ai più ardimentosi di provare combinazioni inusuali di armamenti e armature.


L’avere Torrente permette di eliminare con relativa facilità anche grosse quantità di nemici o quelli di stazza enorme, con un rischio di morire relativamente basso. Che questa sia una “gentilezza” di Miyazaki è probabile, ma un souls non ti da nulla senza chiederti niente in cambio, e difatti, a compensare questa maggior facilità nel farming troviamo un sistema di comandi leggermente più complesso e soprattutto con un elemento nuovo che impedisce di spammare attacchi a casaccio: la messa in coda delle azioni. In pratica quando si sta eseguendo una rotolata, si sta usando un oggetto o si sta attaccando e per ansia “parte il dito” e si preme un altro tasto che comporterebbe l’esecuzione di un’altra azione, questa non va perduta, ma finisce “in coda” a quella che si sta compiendo e verrà dunque eseguita dal personaggio subito dopo, senza possibilità di interromperla. È una modifica al combat system che ai veterani di questi titoli non va a causare troppi problemi, ma che potrebbe mettere in seria difficoltà i neofiti, soprattutto nei primi combattimenti, proprio perché comporta il dover mantenere sempre e comunque il sangue freddo: pena il compiere azioni non volute e ritrovarsi MORTI. Miyazaki dà, Miyazaki toglie. Con buona pace dell’accessibilità.

A fronte di quanto ho scritto in questo paragrafo però mi sento di affermare comunque questo: il gameplay di Elden Ring è, alla base, quello di souls. Rimaneggiato certo, ma pur sempre un souls. Il che non è propriamente un difetto, anzi, ma forse denota una certa mancanza di coraggio nel portare fino in fondo certe scelte che avrebbero potuto distanziarlo dai suoi predecessori in maniera più netta. È il caso del sistema di crafting che, ahimè, per quanto abbia cercato di sfruttarlo il più possibile ci sono stati dei momenti in cui mi sono perfino dimenticato della sua esistenza. L’impatto del crafting è in realtà davvero minimo sull’esperienza di gioco. Non si avverte mai l’esigenza di usarlo, a meno di non fare una build basata sull’uso di armi a distanza: in quel caso craftarsi le munizioni diventa davvero utile. Ma per tutti gli altri stili di gioco… Sarebbe bastato davvero poco per renderlo centrale nell’esperienza, come ad esempio integrare la creazione di armi uniche realizzabili solo tramite il crafting in modo da incentivare il giocatore a ricercare materiali in maniera attiva. Così com’è è solamente un’aggiunta con poco spessore.


Elden Ring

Certi nemici vengono poco valorizzati dal fatto di poterli combattere usando Torrente.


Un’altra lamentela che mi sento di fare mi spinge a parlare di nuovo di Torrente: i combattimenti in mount sono di fatto troppo semplici e rischiano a volte di banalizzare alcune delle fight con i mini-boss. A volte davvero mi si ritrovato a pensare, “Ma che peccato! Sto scontro poteva essere molto più epico.” Qui si poteva e si doveva osare di più, anche perché a conti fatti, gli scontri a cavallo sono l’unica vera grande novità del combat system e meritavamo di essere epici come quelli a piedi.
Altre piccole storte riguardando il riciclo di certi asset, ma anche qui pretendere di più di fronte ad un ambientazione simile è decisamente troppo.

Crepe nel dipinto

Ma è tutto oro ancestrale ciò che luccica?
Purtroppo, no. Elden Ring ha un difetto piuttosto evidente sul versante tecnico. Che il lato tecnico sia uno dei punti deboli delle produzioni From Software è ormai risaputo e proprio per questo mi ha lasciato alquanto interdetto ritrovare anche qui un tarlo presente dai tempi di Demon’s Souls. Sto parlando del maledettissimo frame rate, che a volte prende, si alza e se ne va, lasciando il giocatore in balia dello stuttering più estremo. La cosa si fa veramente pesante soprattutto in presenza di molti avversari, dove addirittura possiamo vedere le animazioni dei singoli avversari calare di frame in maniera imbarazzante tanto da farli sembrare dei pupazzi mossi in stop-motion. Non si tratta dell’unico difetto tecnico eh. Ci sono texture non proprio perfette, effetti pop up alla lunga distanza, qualche bug e perfino qualche attacco nemico che passa attraverso le superfici, ma sono problemi che in un open world sono giustificabili. I cali di frame rate no. Soprattutto non quando sai che è sempre stato un tuo problema. Stai buttando fuori quella che vuoi essere (e che è) la tua Opera Magna…  ma prenditi un po’ più di tempo per limare sta cosa! Perché non farlo? Davvero vorrei capire perché! Perché continuare a reiterare un errore che ti porti dietro da sempre? Pigrizia? Eppure non mi pare che in tutto il resto questa pigrizia si sia manifestata. A questo punto mi viene da pensare che From Software trascuri volutamente l’aspetto tecnico delle proprie produzioni per concentrarsi su altro. Il che ci può anche stare con i primi giochi che produci, ma giunti a questo punto sembra quasi un vero e proprio fregarsene che ti fa fare una pessima figura. L’unica speranza ora è che sistemino la cosa con qualche patch, anche se dovremmo smetterla di ragionare così.

Elden Ring

Come tutte le produzioni From Software, Elden Ring è artisticamente ineccepibile, ma tecnicamente…


Ho già elogiato la mappa di Elden Ring e non intendo farlo oltre, per cui spenderò altre due parole  sull’estetica di Elden Ring solo in termini di direzione, artistica e anche qui, non si può che non fare chapeau. Il gioco mette in mostra un trionfo di edifici dalle architetture maestose, lande mefitiche con orripilanti escrescenze carnose che spuntano dal terreno, boschi che sembrano usciti da una fiaba, tetri e polverosi ossari, borghi dall’aspetto decadente, e molte altre location che trasudano carisma, tanto che potrebbero tranquillamente fungere da ambientazioni per altri giochi. Il mondo di gioco poi appare vivo come non mai, grazie alla presenza degli animali selvatici e di un ciclo giorno notte, con tanto di agenti atmosferici.  La certezza è che non si può giocare ad Elden Ring senza che i paesaggi dell’Interregno ti restino dentro. Nulla da dire nemmeno sul level design, brillante come sempre, e capace di sorprendere tanto quanto l’ambientazione. Alcune scelte operate su questo versante del gioco sono a dir poco geniali.
Splendide come sempre le musiche e gli effetti sonori. Un plauso particolare lo faccio per la varietà dei versi dei mostri: difficile riuscire a rinnovarsi e riuscire sempre a trovare qualcosa in grado di farti venire i sudori freddi appena lo senti.

Due parole sul multiplayer

Ovviamente non poteva mancare il comparto multiplayer che offre il suo solito mix di cooperazione e PvP che lo caratterizzano. Cambia il nome degli item sì, ma di fondo ci son sempre le invasioni, le invocazioni, le invocazioni contro le invasioni, ecc. ecc.

Per chi si trova al suo primo gioco From Software, basti sapere che Elden Ring offre, tramite l’utilizzo di certi oggetti, la possibilità di aiutare gli altri giocatori ad affrontare particolari sezioni del gioco. o di ostacolarli invadendo i loro mondi. Allo stesso modo il giocatore può venire invaso a propria volta, situazione che lo pone nella condizione di dover abbandonare ogni altra attività in corso per focalizzarsi sul nemico “in carne ed ossa”. Altro aspetto peculiare del multiplayer di questo tipo di giochi è il fatto di ritrovare e di poter lasciare delle “tracce” sotto forma di messaggi in grado di aiutare o sviare gli altri giocatori che li vedranno comparire nei loro mondi. Si tratta di un’esperienza multiplayer alquanto inusuale, da provare sicuramente, ma che potrebbe non andare incontro ai gusti di quelli che vogliono godersi il viaggio in solitaria, senza aiuti o interruzioni. In tal caso niente paura: il gioco può essere settato su offline dalle opzioni del menù principale.

Recensione
  • Valutazione Finale
    90Voto

    Elden Ring è il magnum opus di From Software: il gioco in cui lo studio giapponese ha riversato tutta la propria esperienza e passione, con il risultato di aver creato un'esperienza coinvolgente come poche. Il suo punto di forza risiede nel senso di avventura che riesce a trasmettere grazie ad un approccio all'esplorazione che mette il giocatore al centro di un mondo enorme e affascinante e che può essere esplorato con i propri tempi e modi. Una scelta davvero coraggiosa di questi tempi. È un viaggio davvero indimenticabile fatto di continue scoperte e progressi, ma che richiede tenacia, capacità di adattarsi, impegno e dedizione, soprattutto se si vuole cercare di capire qualcosa della complicatissima lore. Le uniche sue pecche sono un comparto tecnico che ricasca su problematiche ormai risapute, vero e proprio tallone d'achille di From Software, e il suo essere, al fin della fiera, non così distante nelle meccaniche da un classico souls. Ciononostante è un viaggio che se sarete disposti a intraprendere non dimenticherete mai. L'Interregno ha davvero qualcosa di speciale ed è lì che vi aspetta, pronto a svelarvi tutti i suoi segreti. Sempre che siate disposti a combattere per ottenerli.

    • Lato tecnico
      70
    • Sonoro
      95
    • Giocabilità
      85
    • Carisma
      100
    • Longevità
      100
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