Nella tua carriera di videogiocatore hai attraversato livelli saltellando insieme a idraulici sovrappeso, porcospini centometristi, formiche Ninja, pipistrelli circensi, mascotte di bibite gassate, stelle del cielo con le braccia, stelle marine senza braccia, orsi e uccelli in combo, merluzzi agenti segreti, gatti con la maglietta ma senza pantaloni, scoiattoli alcolisti e fratelli più magri degli idraulici di prima.
Ma hai mai affrontato un’avventura nei panni… di una palla?
Come dici? Kula World?
Capisco… beh dovrai farlo una seconda volta. Giocando a Glyph!
A dire il vero, qui non ci troviamo proprio ad impersonare una sfera, quanto una sorta di coleottero meccanico.
Per gran parte del tempo, comunque, il simpatico insetto manterrà una forma rotonda, permettendoci di spiegare le ali solo saltuariamente e per brevissimo tempo, con la pressione di un tasto.
Mi piacerebbe dedicare qualche riga alla trama ma, a dire il vero, il canovaccio che gli sviluppatori hanno pensato è talmente labile e accessorio da poter benissimo essere trascurato.
Quale che sia la natura del protagonista e le sue motivazioni, quel che conta è che ci troviamo di fronte ad un platform 3d super classico, con tutti i cliché del genere in bella vista.
Riuscirà il titolo di Bolverk Games (finalmente giunto su PC dopo un debutto su Switch) ad emergere in uno dei panorami più affollati possibile?
O sarà condannato a rotolare verso l’oblio?
Vediamolo.
La palla pazza che strumpallazza
Come detto, per gran parte del tempo ci troveremo a comandare una sfera salterina con l’obiettivo di arrivare al teletrasporto finale del livello e tornare sani e salvi alla base.
Per riuscirci, avremo a nostra disposizione le classiche mosse che ogni buon platform deve proporre.
Oltre al salto singolo, potremo esibirci in canonico un doppio salto, ma solo se troveremo prima un punto di caricamento della sfera.
Sarà, poi, possibile planare brevemente con le nostre ali e produrci in uno schianto a terra per sfruttare il rimbalzo e raggiungere vette altrimenti inaccessibili.
Beh, direi che fondamentalmente il nostro repertorio si esaurisce qui, come si suol dire poche mosse ma buone.
Per attivare il teletrasporto e completare il livello dovremo prima raccogliere un numero prefissato di chiavi, poste più o meno in bella vista.
Morire nel corso di uno stage significa dover recuperare tutte le chiavi già raccolte, senza possibilità di sfruttare qualsivoglia check point.
I livelli vanno, quindi, terminati in una sola run e, pur avendo a nostra disposizione vite infinite, ci sarà richiesto un grosso impegno sin dalle prime fasi.
Fortunatamente, in uno slancio inaspettato di pietà verso il giocatore, gli sviluppatori hanno deciso di procedere diversamente con gli altri collezionabili.
Cosa brama più di tutto il buon giocatore di platform dagli albori del genere?
Le monete, esatto!
Nei livelli ce ne sono molte da raccogliere ma, una volta prese, rimangono nel nostro salvadanaio anche se dovessimo morire.
Questo rende più semplice la raccolta di un altro collezionabile, ovvero l’artefatto, una sorta di scarabeo dorato che si paleserà solo dopo che avremo preso tutte le monete del livello.
Oltre agli scarabei, nei vari stage sono nascoste anche delle gemme che, insieme agli artefatti e alle monete, diventano merce di scambio per sbloccare i livelli successivi.
Vuoi un nuovo mondo? Paga 3 gemme.
Vuoi un altro livello? Sono 20 monete, grazie.
E così all’infinito.
Se poi proprio non vedete l’ora di scovare altra roba nei vari mondi, sappiate che ci sono anche collezionabili super segreti, da recuperare solo dopo aver azionato qualche pulsante nascosto.
Il gioco, fondamentalmente, è tutto qui: si procede livello dopo livello cercando di raccogliere più roba possibile prima di passare al teletrasporto e selezionare, poi, un nuovo livello (da una sorta di mondo-hub esplorabile ma, di fatto, vuoto).
Per spezzare la monotonia, ci sarà qualche livello da completare entro un tempo limite e poco altro.
Questa progressione ci porterà ad aprire sempre più aree nell’hub centrale fino a farci raggiungere la sfida finale con l’immancabile (e difficilissimo) boss.
Dottore, continuo a sognare quelle maledette sfere
Se sei arrivato a questo punto della lettura ti sarai immaginato un gioco molto classico, sulla falsariga dei vari Mario 3d.
C’è, però, un aspetto che non devi assolutamente trascurare, qualora non l’avessi capito, tu sei una palla!
La forma sferica del nostro avatar comporta che, di fatto, continueremo a rotolare dopo ogni salto, ad ogni pendenza, praticamente sempre.
Il nostro amico idraulico di mille avventure, dopo aver raggiunto una piattaforma, ha la buona creanza di starsene fermo evitando di finire di sotto.
Persino Sonic riesce a smettere di correre in maniera compulsiva, qualora richiesto.
Il nostro protagonista no, deve rotolare, è più forte di lui.
Dopo ogni singolo salto dovremo riaggiustare la nostra postura con infiniti movimenti della levetta o con una serie di salti sul posto per cercare di eliminare l’inerzia che ci condannerà, spesso e volentieri, a morte inevitabile.
L’impressione, durante alcuni livelli, è che avremmo potuto superarli più facilmente anche nei panni di Bubsy ma che, come sfera, saremo destinati a ripeterli all’infinito.
Se, da un lato, è vero che questa caratteristica mette in evidenza l’ottima fisica utilizzata dal gioco, dall’altra richiederà un’attenzione e una bravura particolare per superare i livelli più ostici.
In Glyph non ci sono praticamente nemici ma, nondimeno, si muore un’infinità di volte.
Fondamentalmente, se tocchi la sabbia muori (il gioco ha anche provato a spiegarmi il motivo, nel suo raccontare la storia, ma, francamente, non l’ho capito) riparti dall’inizio del livello senza manco una chiave e buona fortuna.
Per superare alcune fasi sarà richiesta una pazienza biblica, nervi d’acciaio e totale assenza di tunnel carpale per controllare il nostro eroe al millimetro.
Vero è che possiamo scegliere l’ordine con cui affrontare i livelli ma, essendo quasi tutti dannatamente difficili, alla fine della fiera poco cambia.
Già a questo punto della recensione, quindi, potete farvi un’idea se il gioco faccia o meno per voi.
Se non amate le sfide belle toste e non avete sufficiente esperienza piattaformica, beh procedere nel gioco sarà un’impresa titanica.
Per arrivare in fondo all’avventura non dovrete necessariamente superare ogni livello, potendone saltare diversi, ma non sarà comunque una passeggiata per nessuno.
Nel deserto nessuno può sentirti urlare.
Graficamente il gioco fa il suo dovere senza rubare l’occhio più di tanto.
L’azione è sempre chiara su schermo, la telecamera non fa quasi mai le bizze e si capisce sempre per tempo dove stiamo andando a schiantarci.
Il titolo non muove una quantità eccessiva di poligoni ma c’è da dire che l’effetto estetico dei vari stage è tutto sommato gradevole e sufficientemente colorato.
Se avete un po’ di esperienza nei platform sapete che dopo il mondo acquatico c’è sempre quello invernale, poi la foresta o il castello maledetto.
Qui, fondamentalmente, avremo soprattutto il deserto, seguito dal deserto di notte, il deserto al tramonto e un tipo diverso di deserto (non voglio fare spoiler).
La verità di ambienti è, quindi, piuttosto relativa ma, ciò nonostante, la diversa conformazione dei vari stage e qualche buona idea rendono il procedere sufficientemente interessante.
Quando, poi, il gioco deciderà di farci visitare ambienti diversi dal deserto saremo pervasi da una gioia incontenibile.
Le musiche sono buone, così come gli effetti sonori, ma finiranno regolarmente coperti dalle vostre urla di imprecazione dopo l’ennesimo salto nel vuoto (rectius, nella sabbia).
Il titolo è discretamente lungo, nel senso che propone numerosi livelli tutti ricchi di segreti.
Il rischio molto forte è, però, che in tanti lo abbandonino appena la curva di difficoltà inizierà ad impennarsi e, tenendo conto che questo avviene dopo pochi minuti, beh avete capito come può andare a finire.
- Sistema Operativo:
Windows 10 64 Bit, Windows 8.1 64 Bit, Windows 8 64 Bit, Win 7 64 Bit
- Processore:
Intel Core i5 4590 o AMD FX 8350
- RAM:
4 GB
- Scheda video:
NVIDIA GTX 970 (AMD Radeon R9 290)
- Spazio su disco:
1 GB
- Sistema Operativo:
Windows 10
- Processore:
Intel Core i7 4790K
- RAM:
8 GB
- Scheda video:
NVIDIA GTX 970 (AMD Radeon R9 290)
- Spazio su disco:
1 GB
- OS:
MacOS X 10.8.5
- Processor:
Intel Core i5 2.4 GHz
- Memory:
8 GB RAM
- Graphics:
NVIDIA GeForce GT 640M
- Network:
Broadband Internet connection
- Storage:
7 GB available space
- OS:
MacOS X 10.8.5 or Newer
- Processor:
Intel Core i7 2.4 GHz+
- Memory:
8 GB RAM
- Graphics:
OpenGL 4.1 - ATI Radeon HD 5670, NVIDIA GeForce GT 640M
- Network:
Broadband Internet connection
- Storage:
7 GB available space
- Additional Notes:
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- Valutazione finale75Voto
La difficoltà di Glyph costituisce il suo più grosso limite e la sua più grande attrattiva.
Se cercate una sfida degna di questo nome ed avete davvero molta pazienza, vi troverete di fronte ad un platform 3d che fa tutto discretamente bene, non eccelle in nulla ma si lascia giocare e ripaga dando grandi soddisfazioni.
Se siete soliti attivare il Mario Tanuki o l’invincibilità per finire i livelli, invece, forse vi conviene guardare
da un'altra parte. In caso contrario i vicini potrebbero preoccuparsi di quanto sentono in casa vostra e chiamare un esorcista.
Se siete soliti attivare il Mario Tanuki o l’invincibilità per finire i livelli, invece, forse vi conviene guardare da un'altra parte. In caso contrario i vicini potrebbero preoccuparsi di quanto sentono in casa vostra e chiamare un
esorcista.