Nightmare Reaper Recensione – Un delizioso incubo di pixel

- Nightmare Reaper Recensione – Un delizioso incubo di pixel
“Ho fatto un sogno strano. Stavo giocando a Doom e morivo in continuazione (fin qui tutto normale) ed ogni volta che ricominciavo la partita il livello cambiava completamente.
Mi ricordo che c’erano un sacco di armi assurde, magie, mostri volanti e monete da raccogliere non so bene per quale motivo.
Poi il gioco si è improvvisamente trasformato in una specie di Super Mario e più giocavo più diventavo forte…
Mi sono svegliato di soprassalto e ho visto che lo schermo del mio computer era stranamente acceso.
Allora mi sono avvicinato e c’era questo gioco, Nightmare Reaper, in esecuzione, ho provato a spegnerlo ma non ci riuscivo ed improvvisamente mi sono ritrovato in una specie di stanza di ospedale, chiusa a chiave chissà per quale motivo e avevo le mani sporche di sangue…
È in quel momento che mi sono svegliato nuovamente dal sogno (nel sogno?) ed ho capito che la cosa sarebbe andata avanti ancora e ancora….”

Nightmare Reaper


Lasciamo per un attimo in pace il povero paziente con i suoi deliri onirici e passiamo a parlare di questo bel titolo arrivato fresco fresco su Steam, per tutti gli amanti degli fps very old style.
Per quanto le etichette e definizioni male si possano adattare ad un prodotto di questo genere, c’è da dire che ci troviamo di fronte ad un “loot shooter roguelite in pixel art”.
Se vi state immaginando qualcosa di completamente assurdo ci siete dannatamente vicini, anche se la struttura ludica ultra rodata farà sì che il tutto ci appaia presto come un normale shooter appena appena sui generis. In fondo, la prima impressione è quella di trovarsi di fronte a un gioco del 1990 del quale non si sapeva nulla, una specie di mix tra Hexen, Wolfenstein e Duke Nukem prima maniera. Si esplorano le mappe, si abbattono i nemici, si cercano i passaggi segreti ricchi di tesori e si raggiunge la fine del livello collezionando qualche arma.
Fin qui niente di nuovo sotto il sole. Poi, però, inevitabilmente, si muore ed è qui che Nightmare Reaper, finalmente, mostra tutte le sue peculiarità.

Intrappolati in un loop onirico

La trama messa in piedi da Blazing Bit Games, è un semplice pretesto, appena abbozzato, per giustificare le nostre continue pennicchelle con incubi annessi.
La protagonista del gioco si sveglia in quello che pare essere un ospedale psichiatrico e, man mano che procede nei suoi sogni, scopre piccoli dettagli sul suo ricovero.
Molto più interessante parlare del gameplay, non pensate? Nightmare Reaper ha una struttura fondamentalmente da roguelite : si muore un sacco di volte e ad ogni partita ci si potenzia leggermente sempre di più, fino a raggiungere il livello necessario a completare ogni stage. C’è da dire, però, che, ogni volta che concluderemo un singolo livello, rimarrà completato in via definitiva e potremo ricominciare dal successivo anche qualora dovessimo morire (portando con noi anche un’arma a nostra scelta). Qui, poi, più che di morte parliamo di risveglio, visto che ogni livello altro non sarà se non un nuovo incubo dal quale dovremo cercare di fuggire aprendo gli occhi. La progressione risulta abbastanza veloce e poco tediosa, complice l’ottimo sistema di creazione procedurale delle mappe, che appaiono notevolmente diverse le une dalle altre, senza la classica divisione “a blocchi”. Ci saranno delle sezioni che inevitabilmente tenderanno a ripetersi, ma questo avverrà dopo un bel po’ di tempo. Nella sua struttura da fps, Nightmare Reaper ricalca in tutto e per tutto i grandi classici degli anni ’90, con un gameplay molto basilare, ma comunque appagante e divertente.

Nightmare Reaper

Se avete giocato al Doom originale sapete cosa aspettarvi, se invece vi risulta strano un gioco 3d senza i poligoni allora forse siete capitati nel posto sbagliato.
Sterminare orde infinite di nemici è sempre spassoso anche dopo diverse ore e l’esperienza rimane fresca grazie a tutta una serie di accorgimenti tipici del genere.
Aspettatevi così di imbattervi in una buona quantità di armi e incantesimi (!!!), in tanti modificatori e altre sorprese in grado di cambiare le carte in tavola e rendere meno scontate le partite.
Come spesso succede con i roguelite, può capitare di imbattersi in run quasi impossibili seguite da altre estremamente più semplici, in una sorta di continua slot machine.
L’elemento casualità ci spingerà ad iniziare sempre una nuova partita anche dopo mille sconfitte, nella speranza di trovare un livello più accessibile, un’arma rara o, più semplicemente, qualche tesoro da accumulare. Per potenziare il nostro personaggio, infatti, dovremo raccogliere monete e tesori che potremo poi spendere in un particolare minigioco.

Nightmare Reaper

Si tratta niente popò di meno che di una versione in miniatura di un simil super Mario con una gran quantità di livelli da superare, al termine dei quali saremo premiati con un potenziamento.
Questo gioco nel gioco risulta sorprendentemente piacevole e curato, con addirittura una divisione in mondi, ognuno con la sua bella mappa. Insomma, Nightmare Reaper fa di tutto per strizzare l’occhio al giocatore nostalgico dei bei tempi che furono, riuscendo quasi sempre ad appagarlo. Solo dopo diverse ore inizia a subentrare quel minimo di stanchezza dovuta ad una certa ripetitività di fondo delle meccaniche, visto che praticamente non si fa altro che uccidere orde di nemici per tutto il tempo. Per cercare di variare un minimo l’esperienza, si è introdotto qualche semplice puzzle ambientale, ma si tratta, tutto sommato, di poca roba (del tipo metti il blocco sul pulsante e apri la porta). Qualche nemico in più avrebbe forse giovato, ma c’è da dire che il titolo può benissimo essere fruito in sessioni brevi, complice la dimensione abbastanza contenuta delle varie mappe. Così, dopo una meritata pausa, la voglia di riprendere a sparare si fa presto sentire.

La bellezza di 256 colori

A bocce ferme Nightmare Reaper potrebbe davvero essere scambiato per un vecchio titolo, complice uno stile tutto pixel, marchio di fabbrica di un genere di giochi che ormai non c’è più.
Parlare di grafica uscita direttamente dagli anni ’90 non è assolutamente un modo di dire e il gioco ne ripropone pedissequamente pregi e difetti. Da un punto di vista di stile e carattere, certamente ci troviamo di fronte ad una scelta vincente, chiaro che occorre un certo amore per il software di riferimento ma difficilmente chi scarica un prodotto del genere ha iniziato a giocare con l’ultimo Call of Duty. Se nelle prime battute ci si trova quasi estasiati dall’ottimo lavoro svolto dai grafici, col tempo emergono quelle magagne che, più che colpa degli sviluppatori, sono l’inevitabile eredità di questo genere di giochi. I nemici sono piatti che più piatti non si può (davvero, sembrano usciti direttamente da Paper Mario) e ogni tanto si ha l’impressione di essere circondati da mille fogli di carta colorati. Se le animazioni delle fasi di sparo sono tutte abbastanza convincenti nella loro semplicità, quelle che coinvolgono i puzzle lo sono molto meno, lasciando l’impressione che il personaggio più che raccogliere gli oggetti se li appiccichi sulla mano. Ho notato, poi, una certa tendenza dei nemici ad impastarsi nel fondale, rendendo piuttosto difficoltoso riconoscerli da una lunga distanza ma questo, ahimè, è probabilmente difetto congenito di uno stile grafico fatto di pixel belli grossi e nemici squadrati.



Infine, mi è capitato, sporadicamente, che il personaggio si incastrasse in qualche elemento del fondale, evento piuttosto raro ma un po’ fastidioso. Messi in chiaro tutti questi limiti, la bilancia pende, comunque, ampiamente a favore del comparto tecnico, performante anche su macchine meno ambiziose. Il frame rate è sempre stabile e fluido (e ci mancherebbe altro) anche nei momenti di maggior confusione e i caricamenti rapidissimi (salvo giusto il primo del gioco).
Anche dal punto di vista del sonoro si possono davvero muovere poche critiche al team. Le musiche sono sicuramente azzeccate, con delle belle schitarrate e riff metallici a sottolineare i momenti di maggior carneficina, perfette per fomentarci il giusto. Anche gli effetti sonori e lo sporadico parlato fanno ampiamente il loro lavoro, semplici ma efficaci. Per concludere, due parole sulla longevità: il titolo presenta molti stage e la loro natura procedurale favorisce la rigiocabilità. Chiaro che il gameplay non brilla per chissà quale profondità e potrebbe risultare ripetitivo dopo qualche livello. Chi, però, ha già macinato a suo tempo ore e ore sui classici del genere rischia di ritrovarsi intrappolato in un loop infinito, proprio come la protagonista del gioco.
Recensione
  • Valutazione Finale
    82Voto

    Nightmare Reaper è una bella sorpresa, un titolo che riesce a rinnovare quanto basta la struttura dei simil-Doom con una formula da roguelite sicuramente azzeccata.
    Si spara tanto e si muore di più, in un'infinita corsa alla raccolta di tesori, potenziamenti e armi assurde.
    Lo stile grafico dei tempi che furono e quel giusto livello di follia sono la ciliegina sulla torta di un prodotto consigliato agli appassionati del genere e non. L'inevitabile ripetitività delle meccaniche e la semplicità della sua ossatura costituiscono gli unici reali difetti di una produzione che, per il resto, centra in pieno il suo obiettivo.

    • Grafica
      80
    • Sonoro
      84
    • Giocabilità
      85
    • Carisma
      80
    • Longevità
      81
- Scheda
- Copertina
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