Cari amici vicini e lontani, dopo la nota apparizione nelle sale giochi nel lontano 1983, mai ci saremmo aspettati di rivedere la leggenda del simpatico quanto deforme Popeye sugli schermi Switch in un tripudio di sorpresa. Per di più, dagli eroi dietro lo sviluppo della calcolatrice Switch. Sul serio.
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Sì, sul serio.
Il ritorno del marinaio
Popeye, noto nei lidi nostrani come Braccio di Ferro, è un personaggio ricordato con piacere dai più vintage, sia per quanto riguarda i vecchi cartoni – che fino ai primi del 2000 la RAI amava ficcare nei palinsesti quando qualcosa andava storto, tipo il vetusto intervallo con le pecore. Le dinamiche del cartoon vedevano solitamente il nostro eroe cercare di fare una qualche attività random con l’amata Olivia (non fate battute zozze, almeno per ora) per essere puntualmente infastidito dal rivale Bruto/Brutus/Bluto (lo spelling può variare). Dopo vari casini altrettanto random, e dopo aver preso un tot di mazzate, Popeye si calava una dose di spinaci in barattolo – una sciccheria alla pari con i fagioli pre-pomodorati di una nota marca, che non consiglieremmo nemmeno al nostro peggior nemico – che gli dava la forza necessaria per picchiare il tizio di cui sopra. Ma non si vive di soli cartoon: Popeye divenne una celebrità negli anni ’80 (e anche i primi ’90, nelle sale giochi meno aggiornate) grazie a un simpatico puzzle game monoschermata in cui il nostro eroe doveva raccogliere i cuori lanciati da Olivia senza farsi pestare da Bruto. E a quanto ci risulti, francamente, l’arcade straccia il gioco odierno sia per grafica che per gameplay. Ma andiamo per ordine.
Ma dove vanno i marinai, con le loro giubbe bianche?
A migno**e.
Con molta buona volontà, Popeye potrebbe essere definito come un action-adventure tridimensionale, in cui guidiamo l’amabile spinaciomane attraverso un tot di livelli per raggiungere l’amata Olivia evitando al contempo le manate dell’infingardo Bruto. Come nel suo antenato arcade, saremo chiamati a raccogliere cuori o altri oggetti a caso (lettere, etc.), con l’unica minaccia vera e propria rappresentata dal succitato Bruto (più un secondo nemico inutile a partire dal secondo livello), sempre pronto a prenderci a pugni in bocca. A proposito di pugni: prima di calarci un barattolo di spinaci saremo praticamente inermi, MA una volta potenziati dalle verdure potremo far letteralmente volar via con un solo papagno il nostro avversario.
E stop. No, seriamente. Il gameplay di Popeye finisce praticamente qui, e la parte peggiore è che questo è francamente l’ultimo dei problemi.
Dolore psicofisico
E dove cominciare, dunque? Riagganciandoci al titolo di questa faticosissima recensione, Popeye è finalmente un degno rivale di Bubsy 3D in quanto a bruttezza. Se però l’appena citato “illustre” competitor era di un brutto che faceva almeno ridere (istericamente, ci mancherebbe), qui siamo davanti a un baratro tecnico, ludico e francamente IDEOLOGICO da far sembrare la fossa delle Marianne un bicchiere d’acqua dell’Autogrill. Il primo colpo al fegato è dato dai tempi di caricamento, degni dei primi giochi su CD; e lo shock peggiora dinanzi alla grafica, appena uscita da un trentennio fa, ma con meno dettagli. Meno lesivo il sonoro, con l’unica parte decente data dallo stacchetto della dose di spinaci…e composto de facto da una sola traccia che si ripete per tutti gli stage, come un lungo viaggio in ascensore. Degna di nota la voce orrida del game over, in stile creepypasta.
I controlli sono mediamente ingessati, così come le animazioni dei personaggi in puro stile “corsa con l’artrite e la pupù nei pantaloni. A questo aggiungiamo il premio fetecchia per l’IA degli avversari, spesso semiparalitici e svogliati nell’inseguirci, nonostante la capacità di oneshottarci.
Tutto ciò per dire una parola sola: perché. Un perché associabile a tante domande, come “perché sviluppare una cosa del genere che farebbe imbarazzare persino Desura”, “perché giocarci”, o altre domande di marzulliana memoria. Sembra quasi che gli sviluppatori abbiano voluto tirar fuori una tentata fucina di meme, senza però riuscirci per scarsa pubblicità, tag di prezzo troppo alto per il prodotto (range 15 euro all’ultimo controllo) e un genera clima di mestizia virtuale che fa cadere quelle features di tragicommedia necessarie a divenire celebri, seppur per tutte le ragioni sbagliate.
E qui, il terrore: e se questa recensione vi facesse venire voglia di comprarlo comunque…?
- Valutazione20Voto
Popeye, senza troppi giri di parole, è un disastro completo, talmente inquietante da non farci nemmeno utilizzare la "D Word" che in redazione amiamo spendere dai tempi di un noto gioco di zombies. La cosa più riuscita del gioco è l'icona sul menu della console, ma per il resto siamo in un baratro di orripilanza tale da renderlo avulso da qualsiasi tag di so bad it's good. Evitatelo come una crisi intenstinale.