Era da un po’ che sui nostri lidi non veniva recensito un horror asiatico…e ordunque, in forte anticipo sul prossimo Halloween, ve ne portiamo uno dritto dritto dalle coste ibride targate Switch: vi parliamo di Shadow Corridor, ultima iterazione di un fenomeno molto noto in terra nipponica. Sarà vera gloria?
Passo dopo passo
Shadow Corridor è un horror esplorativo in prima persona. Vestiremo i panni di un anonimo e omonimo (semicit.) protagonista il quale (o la quale?!?) si trova un giorno a passeggiare pensieroso per le anguste via di una periferia/provincia giapponese. Come da copione, il deprimente contesto semi-ruralperiferico che fa da sfondo alla nostra passeggiata nasconde più di una nefasta sorpresa, e non parliamo degli spacciatori standard da parco in disuso.
Tra un passo e l’altro nel pieno degrado (sub)urbano, verremo dunque assaliti – come da copione – da una serie di eventi ansiogeni che fanno da “antipasto” per il mostrazzo di turno vero e proprio. Mostrazzo che, affine al sottogenere degli spirii vendicativi e rosiconi, cercherà di ucciderci a suon di infarti e di…manate. Con delle maniche larghe da kimono.
Gambe in spalla
Il gameplay di Shadow Corridor riprende le meccaniche ormai consolidate del genere in cui si colloca. Il nostro avatar potrà camminare (piano), correre (sempre troppo poco alla volta causa stamina rapidamente esauribile, e comunque piano), strisciare (pianissimo) e muoversi gestendo fonti di luce più o meno improvvisate, al fin di bilanciare il bisogno di non tozzare contro le pareti o cadere in buche/i senza però farsi scovare e assassinare da spiriti killer del caso – e del ca**o. Il vero grado di sfida, si scoprirà presto, consiste nell’orientarsi in maniera efficace ed efficiente tra i labirintici contesti in cui il gioco ci impone di circolare, con e senza mappa a seconda del livello di difficoltà scelto.
A prescindere dalla complessità di circolazione, quello che ci è sembrato più difficile – e non ci capitava da decenni – è quanto siano ostici da navigare i menu, fenomeno che si rivela essere il fulcro della difficoltà del gioco.
Sorvolando sulle bestemmie iniziali, Shadow Corridor risulta comunque essere un gioco che, per fortuna, non annega nei tropes del filone degli orrori in prima persona – nello specifico, essendo più gioco che walking simulator con jumpscare. Le “passeggiate” del nostro avatar, infatti, saranno comunque infarcite di enigmi ambientali e di necessità di gestione inventario: seppur la complessità non è mai eccessiva, un minimo di uso degli impolverati neuroni è comunque richiesto – e con esso, quella piacevole emissione di endorfine (usando termini elettromedicali a casaccio) che si genera dopo un’efficiente risoluzione di enigma.
Spalle in gamba
Il comparto tecnico di Shadow Corridor tradisce un po’ (e anche più di un po’) le sue lontane origini freeware. Il comparto grafico risulta un po’ datato, con fondali (e non solo) che ricordano molto i fasti della spigolosa era dell’affermazione degli elementi 3D nella videoludica contemporanea.
Il sonoro bilancia un po’ queste mancanze, funzionando in maniera sufficiente soprattutto dal lato SFX che da quello della quasi assente colonna sonora. Il sistema di controllo, una volto compreso, non fa particolari faville ma nemmeno aggrava ulteriormente la discutibile esperienza dei menù iniziali. La longevità del gioco è discreta, posti gli allungamenti più o meno artefatti dovuti al capire cosa premere già citati più del necessario.
- Valutazione Finale68Voto
Shadow Corridor è un titolo pienamente di genere che almeno, rispetto a numerosi coevi anche dal pedigree più arrogante, dà un peso maggiore al lato ludico rispetto a quello "ambulatorio" e di jumpscares a caso. Potremmo definirlo come "diversamente divertente", ma comunque non inutile come la grande maggioranza degli esponenti del genere. Sul fatto che invece sia da consigliare, lì rimaniamo più cauti.