Tchia Recensione – L’amore per la propria terra in un videogame

- Tchia Recensione – L’amore per la propria terra in un videogame

Generalmente, il luogo dove si sono vissuti i primi anni di vita, il luogo da cui si “proviene”, occupa un posto speciale nel cuore di ogni persona. È il primo posto di cui si prende coscienza e del quale si assimilano cultura e tradizioni, le quali entreranno inevitabilmente a far parte del proprio bagaglio personale. È un percorso che avviene gradualmente, fatto di racconti, esperienze e veri e propri riti di passaggio, che nella nostra mente assumono i connotati di qualcosa di mistico, se non proprio sacro addirittura.

E in molti il fascino di questo processo si rinnova ogni volta che si viene a contatto con culture diverse dalla propria. Immergersi in un’altra cultura infatti è un’ esperienza che, se vissuta nel modo giusto, è accompagnata da un senso di scoperta in grado di far tornar bambini. E riuscire a riproporre questa sensazione è quanto si propone Tchia, gioco d’azione open world sviluppato da Awaceb, che fa calare il giocatore nei panni di una ragazzina, Tchia per l’appunto, alle prese con una minaccia che la porterà a esplorare la sua terra e a viverne in prima persona gli aspetti più caratteristici e tradizionali.

Kanak

Tchia è una ragazza che vive in un’isola della Nuova Caledonia. Se non sapete dove si trovi andate a googlarlo e godetevi dei paesaggi che la defizione “paradiso tropicale” descrive in modo piuttosto eloquente. La ragazza trascorre una vita tranquilla assieme al padre Joxu fino a quando l’uomo non viene rapito da un energumeno col machete accompagnato da delle strane creature fatte di stoffa. E proprio mentre il padre viene portato via, Tchia scopre di possedere un misterioso potere chiamato “Salto dell’Anima” che le conferisce la capacità di “entrare” negli oggetti e controllarli.


Tchia


Purtroppo l’abilità appena scoperta non l’aiuta a salvare il padre, non sul momento, almeno: per riuscire a ritrovare il genitore Tchia dovrà prima imparare a controllarlo in maniera completa. Da qui inizia il suo viaggio che porterà lei e il giocatore a scoprire luoghi sempre nuovi dell’arcipelago e a venire a contatto con personaggi bisognosi di aiuto, ma anche disposti ad offrirlo. E mentre si affronta questo pellegrinaggio con Tchia non si può non notare che l’intero gioco sia stato concepito da Awaceb come un modo per esprimere tutto l’amore per la propria terra d’origine. E a farlo percepire non è solo la bellezza mozzafiato dei paesaggi, ma anche varie componenti di gameplay.

Il piacere dell’esplorazione

La maggior parte delle attività presenti in Tchia sono tutte ispirate a riti e usanze delle popolazioni indigene della Nuova Caledonia. Le piú particolari sono suonare strumenti tipici come l’ukulele e incidere dei totem che richiamano ai tradizionali flèche faîtière Kanak. Si tratta in entrambi i casi di dei minigiochi molto semplici il cui scopo è far sentire partecipi a dei momenti di comunione tipici della cultura dei popoli neo caledoni.



Nulla di troppo entusiasmante sotto il puro aspetto ludico, ma si tratta comunque di un ottimo mezzo per immergere il giocatore nell’atmosfera magica che ancora permea certe zone del mondo. E non si puó parlare a fondo di un posto, senza parlare del suo ambiente e della sua natura, e Awaceb ha deciso di relegare loro un posto d’onore celebrandoli attraverso la mappa di gioco e le meccaniche di esplorazione. Tchia regala di continuo degli scorci veramente bellissimi, soprattutto quando grazie al ciclo giorno/notte è possibile godersi il sole sorgere e tramontare, e vedere il mondo dipingersi con un’esplosione di colori. Va detto che non c’è moltissima varietà di ambientazioni, ma tutto viene compensato dalla bellezza dello stile grafico, semplice, cartoonoso, ma che trova nella vivacità cromatica il suo punto di forza.


Tchia


Aggirarsi per l’arcipelago di Tchia è dunque un vero piacere per gli occhi e risulta anche molto divertente in virtù del fatto che Tchia sia capace di scalare qualunque superficie in maniera simile a quanto accade in Zelda: Breath of the Wild. Non notare un certo parallelismo fra i due titoli è praticamente impossibile, visto il funzionamento del sistema di movimento, con tanto di stamina che regola le azioni che la ragazzina puó compiere, e la presenza di un motore fisico che permette di sfruttare certi elementi dell’ambiente per compiere acrobazie o simili. Dove Tchia si distingue peró è nella presenza del “Salto dell’Anima”, che da la possibilità di controllare gli animali, compresi quelli acquatici o volanti. E allora perché invece di utilizzare una barca, non usare le ali di un uccello, per spostarsi da un luogo all’altro solcando i cieli? O nuotare velocissimi sotto forma di un pesce? Permettere di esplorare sotto forma degli animali tipici del luogo, tra cui anche alcuni un via d’estinzione, è un ulteriore modo di rendere omaggio al bellissimo bioma che contraddistingue la Nuova Caledonia.

Perle opache

Finora mi sono solo profuso in complimenti per Tchia, ma la verità è che non si tratta di un gioco privo di difetti. Uno di questi è la poca varietà nelle azioni da compiere, soprattutto quando si tratta di combattere i Manoo, le creature fatte di stoffa che costituiscono i nemici più comuni del gioco. Alla fine il modo per sconfiggerli è sempre uno: dargli fuoco e la cosa si puó fare solo in una manciata di modi e non sempre si hanno a disposizione i mezzi per farlo per farlo facilmente. Alcune combattimenti diventano dunqhe ostici, ma non per quella che pare una scelta oculata degli sviluppatori, ma solo per via di una certa incapacità di gestire queste sessioni da parte degli sviluppatori.


Tchia


Mi è capitato inoltre, di fronte a certi avvenimenti di trama e scelte di gameplay, di domandarmi a quale pubblico sia veramente rivolto il gioco. La scelta di non inserire un indicatore che comunichi la posizione precisa di Tchia sulla mappa ad esempio mi ha fatto pensare che fosse una scelta decisamente interessante per un utente adolescente o adulto, ma un po’ troppo ostica per un bambino. Lo stesso dicasi per alcuni momenti della trama, dove è possibile vedere, anche se in forma blandissima, del sangue. Non per niente il gioco è stato classificato come PEGI 12, eppure il character design, la grafica e i toni generali del gioco, farebbero pensare che il target sia un pubblico più giovane.



Mi basta pensare ai numerosi momenti musicali che inevitabilmente fanno pensare di ritrovarsi in un film Disney e che un bambino potrebbe trovare di certo d’intrattenimento, ma che di sicuro non sono nelle corde di ogni adolescente/adulto. Ho percepito dunque una certa dose di confusione, su certi aspetti del gioco, cosa che d’altronde è anche comprensibile visto che si tratta di uno studio al suo primo lavoro. E l’inesperienza si fa sentire anche sul lato tecnico dove si puó notare qualche imperfezione di troppo, come un frame rate ballerino e addirittura alcuni bug maggiori che a volte mi hanno costretto a dover ricaricare la partita. Dal canto audio la colonna sonora è composta da varie canzoni che contribuiscono innegabilmente a creare un’atmosfera magica: soprattutto in momenti come l’alba e il tramonto, quando sembra quasi di essere immersi in una cartolina. Particolarissima e da elogiare l’idea di far doppiare interamente il gioco a nativi di lingua Drehu, scelta che valorizza ancora di piú l’aspetto culturale del gioco.

Recensione
  • Valutazione Finale
    80Voto

    Tchia non è un gioco perfetto, ma di sicuro ha un che di magico. La sua forza risiede nella capacità di immergere il giocatore in un viaggio ricco di bellezza e solidarietà, il tutto raccontato attraverso una cultura diversa e lontana, di cui riesce a trasmettere gli ideali d'amore e fratellanza comuni ad ogni angolo del mondo. Con qualche difetto tecnico in meno e un po' di grinta, poteva uscire un vero capolavoro, ma non dimentichiamoci comunque che siamo di fronte ad un'opera prima. Mi sento dunque di concludere con un Oléti Awaceb! Grazie per quest'esperienza. Valutatene l'acquisto se avete bisogno di vivere una fiaba magica o se volete farla vivere a qualcuno.

    - Scheda
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