The Centennial Case: A Shijima Story Recensione – Un detective dorama interattivo

- The Centennial Case: A Shijima Story Recensione – Un detective dorama interattivo
FMV è una sigla che fa tornare alla memoria i tempi andati, almeno a noi nati fra gli anni ’80 e ’90. È durante quel periodo storico infatti che il Full Motion Video, conobbe la sua epoca d’oro.
L’FMV, per chi non lo sapesse, è una tecnica che prevede l’utilizzo di filmati con attori in carne ed ossa all’interno di un videogioco o altri tipi di programmi. Questa tecnica puó essere utilizzata per i filmati introduttivi (vedi la epica intro di Resident Evil) o per gli intermezzi, oppure perchè no, interi videogiochi! Esempi sono l’iconico Dragon’s Lair, The 7th Guest e il mai troppo citato Night Trap, il gioco che convinse milioni di genitori americani che i videogiochi erano il male e a cui si deve la creazione dell’ESRB. Grande Night Trap.
Questa tecnica con il progredire della grafica 3D è caduta sempre più in disuso, ma c’è chi la tiene viva ancora oggi. Parliamo principalmente di titoli indie, anche molto apprezzati come Her Story o The Infectious Madness of Doctor Dekker. Non credevo avrei mai più visto una major come Square Enix puntare sull’FMV e invece mi ritrovo fra le mani The Centennial Case: A Shijima Story, titolo che ha suscitato la mia curiosità per due motivi.

Era da un sacco da un sacco di tempo che non si vedevano FMV prodotti da grandi case videoludiche. Il mondo è sempre capace di sorprenderti.


Il primo è proprio l’uso dell’FMV , il secondo il fatto che si tratti di un mistery, e non di un mistery qualunque, ma un mistery giapponese!
Il sottoscritto è difatti un amante di questo genere e dell’approccio tutto particolare con cui i nipponici lo affrontano. Robe tipo Famicom Detective Club o Danganronopa sono fonte di puro sollazzo per me. È dopo aver affrontanto le 15 – 20 ore circa che servono per arrivare alla fine, posso finalmente dare la mia soluzione all’enigma: è The Centennial Case un gioco valido?
Analizziamo assieme le prove e cerchiamo di giungere vicini alla verità!

Cento anni di mistero

Il primo aspetto importante di questo caso… ehm, gioco, è la storia. The Centennial Case è  la cosa piú simile ad un film interattivo che mi è capitato di affrontare dai tempi del 3DO.

Il gioco è quasi interamente composto da sequenze in FMV, in cui vediamo un gruppo di attori che interpreta i vari personaggi. L’interazione durante queste sequenze è ai minimi termini: è solamente possibile selezionare alcune risposte che la nostra protagonista potrà dare alle affermazioni degli altri comprimari, ma senza mai andare effetivamente ad influenzare in alcun modo la narrazione che procederà in maniera univoca e lineare. Capite dunque che The Centennial Case rientra a malapena nel genere visual novel, visto che manca al giocatore la possibilità di determinare il corso degli eventi con le proprie scelte.


The Centennial Case

Grazie ad un espediente narrativo è stato possibile far interpretare i personaggi di epoche diverse agli stessi attori: qui abbiamo la protagonista Nanami Sakuraba, e i tre personaggi che interpreta.


Giocare a The Centennial Case è quindi piú che altro come guardare un film, un film che va però seguito con particolare attenzione. La trama infatti è abbastanza articolata e si basa su una serie di omicidi accaduta in un arco di tempo che va dai primi del ‘900 ai giorni nostri. A scoprire la correlazione fra tutti questi casi è la protagonista, Haruka Kagami, una scrittrice che viene coinvolta suo malgrado nel casino, da un uomo di nome Eiji Shijima, giovane rampollo della ricca e potente famiglia Shijima, che proprio di recente è finita sotto i riflettori dei mass media a causa del ritrovamento di uno scheletro umano nel loro giardino. Fin da subito appare chiaro che il clan non la racconti giusta e che gli omicidi, gli Shijima e lo scheletro siano tutti legati da un filo maledetto che attraversa le epoche. Seguendo le peripezie di Haruka il giocatore potrà finalmente giungere alla verità e svelare finalmente il mistero dietro a tutte quelle morti.
Senza svelare niente altro, posso dire che l’intreccio della storia è abbastanza interessante da tenere alto l’interesse per il mistero degli Shijima durante tutta la durata del gioco, grazie anche ad alcuni riusciti colpi di scena, che naturalmente non possono mancare in una produzione di questo genere.  Ad ogni modo non siamo di fronte ad un capolavoro di scrittura: i personaggi, a parte 2 o 3, sono tutti abbozzati, quasi delle macchiette puramente funzionali al mero svolgersi degli eventi.  L’interpretazione degli attori inoltre potrebbe risultare “stramba” a chi non è abituato allo stile recitativo nipponico tipico dei dorama, dove si punta tutto sul pathos, sulla teatralità, su inquadrature in stile anime e frasi ad effetto.  Volendo fare un parallelismo proprio con gli anime si potrebbe dire che The Centennial Case sia simile ad una lunghissima puntata di Detective Conan, dove a svolgere la parte di Shinichi abbiamo il giocatore che dovrà ragionare su quanto visto e trarre poi le sue conclusioni nella vera e propria parte “giocata” del titolo.

La verità è sempre una sola!

Ora vi spiego perchè ho messo “giocata” fra virgolette.
Strutturalmente il gioco è scandito da dei capitoli che potremmo definire dei veri e propri episodi, ognuno dei quali (salvo uno) è incentrato su un caso di omicidio da risolvere. Si tratta di dei classici “whodunnit”, dove il colpevole va ricercato in una cerchia ristretta di personaggi e utilizzando il metodo deduttivo per giungere alla verità collegando vari elementi fra loro come gli oggetti presenti sulla scena del crimine, le dichiarazioni dei testimoni, le tempistiche degli spostamenti di ognuno, ecc.

I casi si dividono in due momenti: uno in cui si assiste ai filmati, e uno in cui attraverso un minigioco bisogna utilizzare degli elementi detti “indizi” per rispondere ad alcune domande e formulare delle ipotesi. Tradotto in gameplay, il minigioco assume l’aspetto di una specie di puzzle, in cui bisogna unire fra loro dei tasselli che presentano gli stessi simboli. Ogni volta che si uniscono uno o più tasselli si ottiene un’ “ipotesi” e parte un piccolo filmato, il più delle volte realizzato in 3D, che ricostruisce gli avvenimenti e fornisce una possibile ricostruzione dei fatti inerenti l’omicidio.


The Centennial Case


Naturalmente non tutte le ipotesi sono esatte e starà al giocatore durante la classica “esposizione finale” decidere quali siano quelle giuste. Azzeccandole tutte si arriverà alla risoluzione del mistero che si svolge con il più classico degli spiegoni espositivi a tutti i presenti con tanto di drammatica rivelazione del colpevole. Il gioco vero e proprio dunque è tutto qui: l’unione di dei tasselli esagonali su una specie di plancia: il resto è tutto ragionamento.  Niente di entusiasmante e che forse fa addirittura rimpiangere i minigiochi alla Danganronpa, che almeno aggiungevano un po’ di dinamicità al tutto: qui basta solo trascinare degli esagoni e senza nemmeno doversi impegnare troppo, visto che ci sono dei comodi simboli a indicare la posizione in cui disporre i taselli. Si sarebbe sicuramente potuto fare di più per rendere più interessante questa fase. Dal punto di vista della complessità dei casi, da consumatore assiduo di gialli, posso dirvi che i casi non sono né troppo complessi, né eccessivamente facili, a patto peró di prestare la giusta dose di attenzione alle parti filmate, perché una distrazione potrebbe farvi sfuggire un elemento cruciale nella risoluzione del caso. Mi preme sottolineare che in ogni caso non si corre mai il rischio di impantanarsi nelle indagini: il solo fatto di avere delle ipotesi limitate a disposizione da la possibilità di avanzare a tentativi nel caso si stesse brancolando totalmente nel buio, ma con una buona sessione di ragionamento è possibilissimo risolvere tutto senza doversi ridurre al trial and error. Come appare scritto spesso nel gioco la chiave per risolvere i casi c’è, basta solo saperla cogliere, ma se non cu riuscite non disperate. Un vero detective non si arrende mai e impara dai propri errori! Visto comunque che la maggior parte dell’esperienza è basata sul ragionamento e la riflessione sugli eventi visti, il mio piccolo consiglio è quello di giocarlo assieme a qualcuno: vi divertirete un sacco a confrontare le vostre ipotesi come foste un gruppo di detective al lavoro e rimarrete sorpresi di come al vostro compagno di investigazioni balzeranno all’occhio alcuni dettagli mentre a voi altri.

Dorama style

Sul lato tecnico del gioco non sento di poter esprimere alcuna critica, cosí come sulla “grafica” il cui unico esempio sta nel puzzle di formulazione delle ipotesi di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente. Anche l’interfaccia è ridotta all’osso, scelta saggia che permette di seguire la storia senza alcuna distrazione. E se malauguratamente pensate di aver perso una frase o due a causa di una notifica sullo smartphone, niente paura! È possibile “riavvolgere” il filmato e rivedere le scene quante volte si vuole. Quello che posso giudicare a livello visivo è legato più agli aspetti che si potrebbero commentare in un film ed è quello che farò, partendo dall’interpretazione degli attori.  Sebbene nessuno sia veramente cane, è palese che la maggior parte del cast proviene dal mondo dei dorama, con la sua recitazione lievemente sopra le righe, fatta di battute dette con enfasi, silenzi e teatralità. È uno stile ben diverso da quello verosimile a cui siamo abituati in occidente e agli occhi di uno spettatore non abituato a questo tipo di recitazione, tutto potrebbe sembrare eccessivamente “pittoresco”, per cosí dire.


The Centennial Case

La recitazione di tutti i protagonisti è quella “teatrale” ed “esagerata” tipica dei dorama. Qui un esempio di “puntata di dito overdrammatica”.


Se invece siete già dei consumatori abituali di questo tipo di prodotti televisivi coreani o giapponesi, non noterete nulla di strano. Detto questo ripeto che non c’è nessun attore incapace, a parte uno forse, che peró forse va perdonato perchè egli in realtà attore non è. Sto parlando del buon Yuki Kaji, doppiatore della madonna e fra i miei preferiti in assoluto (è la voce di Eren Jaeger fra i tanti), ma che ahimè come attore ha la presenza scenica di un torsolo di mela. Peccato, Kaji-san, peccato. Però ti adoro, sappilo. La regia è anch’essa decisamente dorama, con abbondanti primi piani per sottolineare le espressioni teatrali e inquadrature perlopiù semplici, ma efficaci. Per quanto riguarda scenografie e costumi nulla da dire: tutto molto, molto carino, soprattutto i vestiti d’epoca di quando si salta all’inizio del ‘900, indubbiamente azzeccati e curati.  La colonna sonora in ultima è un buon accompagnamento alle varie scene, ma presenta tracce particolarmente memorabili.
Recensione
  • Valutazione Finale
    73Voto

    The Centennial Case è un gioco per molti aspetti anacronistico, che porta avanti un'idea di videogioco omai passata. Questo livello di passività e scarsa interattività in un videogame è una cosa a cui ormai il mercato ci ha disabituato. Sinceramente io l'ho apprezzato in qualità di giallo con una trama interessante, ma ero già mentalmente preparato a trovarmi sotto gli occhi un prodotto realizzato con la struttura di un dorama, e non mi sbagliavo. Anche volendo soprassedere sul lato registico comunque, il vero neo di questa produzione è il gameplay che non riesce a rendere minimamente accattivanti le fasi di ragionamento, e anzi rischia a tratti di spezzare il buon ritmo della trama. In definitiva dico questo: The Centennial Case potrebbe risultare un buon acquisto solo per coloro che conoscono e apprezzano le produzioni televisive giapponesi (cosa che, in fin dei conti The Centennial Case è) o agli amanti dei gialli che amano calarsi nei panni del detective. Se invece siete appassionati di entrambe le cose come me, allora acquistatelo ad occhi chiusi.
    Per tutti gli altri acquistarlo, soprattutto a prezzo pieno, potrebbe rivelarsi un rischio troppo alto. Come quello di aggirarsi sulla scena del crimine con l'arma del delitto addosso. Un'ultima cosa: brava Square Enix che ha dimostrato coraggio a produrre un gioco di nicchia e che, nonostante i suoi limiti, rappresenta per noi "giallofili" una gradita sorpresa.

    • Regia
      70
    • Sonoro
      70
    • Giocabilità
      65
    • Carisma
      80
    • Longevità
      80
- Copertina
Copertina
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