Legends of Persia – Recensione
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Una nuova IP a tema persiano si affaccia nel panorama dei giochi di ruolo d’azione hack and slash dove ogni scusa è buona per fare i nemici a fettine (o dadini): il contendente di questa settimana al titolo di conquistatore del contenuto del vostro portafogli è Legends of Persia, titolo di Sourena Game Studio dalle grandi ambizioni e dall’ambientazione esotica. Vediamo un po’ di che si tratta, come sempre anticipando tutto con un arzillo trailer:
Momenti persiani
Legends of Persia, come da titolo guardanpo’, inizia con un’epica storia (c’era pure un’epica intro non saltabile, prima della schermata principale) dal sapore leggendario e tendenzialmente mitologico. Per quello che abbiamo capito, seguiremo l’epopea dei paladni persiani e del principe (poi re) KayKhosro (al cui nome si aggiunge una “w” alla fine in alcune schermate, non capiamo perché) contro i vili inimici del regno di Tooran, i quali hanno la malsana abitudine di farsi coadiuvare in battaglia da creature mostruose di genere. I diabolici avversari che ci troveremo davanti saranno sparsi per 6 macro-aree (a mo’ di “atti” in versione mignon, se pensiamo ad altri titoli del genere come i Diablo venuti bene e Torchlight II) per le quali progrediremo in maniera linearissima ma al contempo parecchio confusa. L’azione sarà quella tipica dei giochi del genere, con visuale isometrica e controllo del nostro alter ego via mouse e tante belle hotkeys che fanno sempre bene per usare rapidamente pozioni e abilità. Almeno in teoria, perché i tasti dovrebbero anche funzionare per rendere il gioco fruibile, se non addirittura godibile.
All’arma bianca
Dopo aver mostrato degli artwork a dir poco spettacolari, che in una sorta di slideshow pieno di zoomate formano il “filmato” introduttivo (nonché quelli di intermezzo tra e durante le quest), Legends of Persia mostra i primi scricchiolii già dalla schermata di selezione del personaggio, dove capiremo che in effetti non ci sono “classi” diverse propriamente dette…almeno però ci sono punti caratteristica ottenibili a ogni livello di esperienza raggiunto da poter dividere a piacimento. La prima mezz’ora di gioco si presenta come un biglietto da visita che, al posto di nome/cognome/indirizzo, si fa foriero di una colossale pernacchia all’indirizzo del ricevente. L’aspetto grafico scarno e la generale mancanza di rifiniture fanno da eco ad alcune prime quest ridotte all’osso, dove ci faremo strada a cazzotti tra pochi nemici e un generale (e opprimente!) senso di sgangheratezza. Una volta battuto il primo boss, il gioco riesce a mostrare qualcosa di sé: un gameplay molto collaudato di azione hack and slash con una buona varietà di armi da trovare e non-morti vari da prendere a scappellotti sul coppino – peccato che i nemici non saranno molto vari e, in generale, le varie stranezze tecniche continueranno a distrarvi dall’azione. Le skills (attivate e passive) non sembrano tantissime ma almeno fungono in maniera abbastanza “operaia”, nonostante il senso di approssimazione nelle rifiniture sia sempre presente. Questa sensazione di “c’è qualcosa che non va” riesce a spegnere puntualmente il po’ di fomento che il gioco riesce a far accumulare all’utente: senza parlare degli sporadici crash che avvengono ai cambi di area/atto, il gioco è irritantemente pieno di glitch e imprecisioni di programmazione
di genere. Spazieremo dagli onnipresenti “errori di stampa” a nemici, oggetti e punti nello spazio incliccabili, passando per elementi di scenario senza colore ad avarie di genere nella grafica: tutto è clamorosamente approssimativo, non si ha per niente l’impressione di stare davanti a un prodotto completo. Almeno gli sviluppatori stanno dando ascolto alle varie critiche e osservazioni degli utenti: il team ha anche assicurato che offrrà add-on gratuiti e un editor di liveli nei prossimi mesi – speriamo che assieme a queste aggiunte arriveranno progressivi fix per i vari problemi del gioco.
In tema di gameplay, notiamo come la parola “boh” descriva bene il bilanciamento della difficoltà di questo Legends of Persia: a tratti facilissimo, a tratti ultra-coriaceo, a tratti fattibile (in ordine sparso). La longevità non è al top: il gioco dura in teoria dalle 5 alle 8 ore (dipende da quanto vi perderete per le aree di gioco, visto che non avremo a disposizione alcun tipo di mappatura, né minimappa né maximappa, manco stessimo giocando a Metal Gear Solid a difficoltà extreme). Chiudiamo col paragrafo narrante i dettagli tecnici e poi via a trarre le conclusioni del caso.
Persiani e tapparelle
Come avrete già potuto intuire dal paragrafo precedente, il vero problema di Legends of Persia consiste nel fatto che il gioco dà fortemente l’impressione di non essere stato (ri)finito a dovere prima di essere scagliato sul mercato. La grafica ingame, a prescindere da quanto sia basilare, è imprecisa e spesso poco chiara, resa ancor più gioviale da muri invisibili che appaiono e scompaiono senza un vero e proprio filo logico – senza parlare delle righe nere a caso che appaiano per un nanofotogramma nelle sequenze di gioco più concitate, manco fossimo davanti a un tentativo di inserimento di messaggio subliminale. In generale, i personaggi sembrano “pattinare” sui poco dettagliati pavimenti, per un effetto finale davvero poco gradevole alla pupilla. Il sistema di controllo funziona un po’ quando gli pare: il puntatore punta a caso, è difficile raccogliere gli oggetti da terra e persino la personalizzazione delle hotkeys a momenti risulta essere totalmente non funzionante. Sorprendentemente, per alcune coincidenze, alle volte il sistema pare funzionare benino, testimonianza di come poco budget e poca esperienza possano compromettere qualsivoglia prodotto finale. L’atto del cliccare diviene un atto di speranza, nell’augurio che il nostro alter ego riesca a mettere in atto l’azione desiderata prima che i nemici lo sbattano come un copriletto impolverato. Inoltre, girare come dei beoti attorno ad armi rimaste a terra senza capire come raccoglierle non è che faccia molto piacere, specie quando in giro ci sono ancora i detti nemici di prima (e noi come oggetto d’offesa abbiamo solo i cazzotti). Anche il sonoro non si salva da cotanto marasma tecnologico: nonostante non sia scadente dal punto di vista strettamente uditivo, proprio non funziona in maniera coerente. Spesso i suoni non partono e/o lo fanno a caso, con la stessa casualità che affligge parlato ed eventuale musica durante le cutscenes.
Legends of Persia, ora come ora, non colpisce nel segno: non lo affondiamo col nostro stile consueto solo perché gli sviluppatori stanno mostrando una buona volontà nel supporto tecnico, garantendo inoltre l'uscita di add-on gratuiti e di un editor di livelli. Riesamineremo il titolo appena i miglioramenti saranno consistenti - al momento comunque, visto anche il prezzo, non ne consigliamo assolutamente l'acquisto.