Metro Exodus – Recensione: L’FPS single-player migliore degli ultimi anni

La fine del mondo e la post-apocalisse sono temi cari alla fantascienza. Centinaia e centinaia di opere li hanno affrontati, raccontandole nei modi più svariati e alcuni sono riusciti a entrare di prepotenza nell’immaginario collettivo. Pensiamo solo al filone zombie che tanto successo ha riscosso nell’ultimo decennio o a come Mad Max abbia influenzato e continui a influenzare l’idea di mondo post-apocalittico simile ad una landa desolata.
Solitamente in queste opere le ragioni che portano alla fine del mondo sono principalmente 3: un virus, un’invasione aliena o una guerra. Nel caso della serie Metro, ispirata ad una saga di libri di successo dello scrittore Dmitrij Gluchovskij, ci troviamo di fronte alla terza opzione. In questo universo narrativo la storia è incentrata sulla vita di un giovane russo di nome Artyom, sopravvissuto da bambino ad un attacco nucleare che ha sconvolto l’intero pianeta e a cui sono sopravissuti solo i fortunati che sono riusciti a rifugiarsi nella metropolitana di Mosca poco prima dell’attacco. I primi due capitoli, Metro 2033 e Metro: Last Light, furono molto amati soprattutto per la cura riservata alla storia, all’ambientazione, e al gameplay, unione efficace fra uno sparatutto e un survival-horror.

Metro Exodus, Il gioco di cui parliamo in questa recensione, rappresenta il terzo (ed in teoria ultimo) capitolo della serie che si propone come il titolo più ambizioso mai realizzato dalla 4A Games Limited, casa di Kiev che si è occupata del brand fin dall’uscita del primo gioco nel 2010. Mostrato per la prima volta all’E3 2017, il Metro Exodus colpì soprattutto per la sua grafica spettacolare e per il fatto che finalmente avrebbe permesso ai giocatori di esplorare il mondo di superficie con tutta la sua “bellezza” post-atomica. Dopo averlo provato grazie ad una copia promo posso solo dire che sì, le aspettative sono state decisamente mantenute e non mi sembra di esagerare dicendo che Metro è forse il miglior FPS single player uscito negli ultimi anni. Vediamo assieme perché.

Un mondo nuovo…

Metro Exodus
Il cast principale di Metro fa la sua ricomparsa anche in Exodus.

Ambientato dopo gli eventi di Metro: Last Light, la trama di Exodus prende il via con Artyom desideroso di esplorare il mondo esterno. Questa sua “ossessione”, come viene definita dal vecchio Miller, il comandante degli Spartan Rangers, gruppo militare a cui Artyom appartiene, lo porta però ad esporsi ad innumerevoli pericoli, che finiscono con l’impensierire anche sua moglie Anna, anch’ella Ranger, nonché figlia di Miller. Nonostante questo il giovane non si arrende e dopo alcune peripezie concentrate nelle prime ore di gioco, di cui non dico nulla per non spoilerare, il giovane si ritrova assieme ai suoi compagni Rangers a dover abbandonare Mosca a bordo di un treno che verrà battezzato da Miller, Aurora. Il gruppo dovrà quindi affrontare un lungo viaggio di quasi un anno all’esterno, ritrovandosi a dover fare i conti con un mondo estremamente pericoloso, dove i mutanti si aggirano in cerca di prede e le risorse per continuare il viaggio scarseggiano.

Nonostante il gioco offra ampie zone in cui esplorare liberamente, non mancano i momenti “alla Metro”, in cui si è chiamati ad affrontare cunicoli bui e pieni di insidie.

Partendo da questi elementi, la storia si evolve seguendo vari momenti dove dovremo risolvere problemi che comprometterebbero la buona riuscita dell’ “esodo” di Artyom e compagni. Sebbene queste situazioni non siano il massimo dell’originalità e anche i dialoghi dei personaggi non siano proprio brillanti, la trama funziona e ha pure qualche momento emozionante, visto che non vengono trascurati quegli aspetti che hanno reso celebre lo storytelling della saga e cioè i momenti che mettono alla prova la morale dei personaggi e quelli in cui ci si ritrova di fronte a fenomeni inquietanti, dovuti ai vari mutamenti subiti dal mondo dopo la catastrofe nucleare. A questi mutamenti viene dato grande risalto grazie alla scelta di dividere il gioco in sezioni che si svolgono in ambienti e stagioni diverse. In primavera dovremo esplorare le gelide rive del Volga, in estate un arido deserto nelle vicinanze del Mar Caspio e in autunno una zona montagonosa-boschiva con tanto di complesso di grotte.

Metro Exodus
Durante il gioco è possibile muoversi a bordo di barche e altri veicoli per attraversare più rapidamente alcune porzioni di mappa.

L’estrema diversità di queste ambientazioni è un cambiamento radicale per la saga, visto che i primi due capitoli erano ambientati per quasi la loro totalità all’interno della claustrofobica metropolitana di Mosca, dove l’oscurità regnava sovrana. Qui invece gli sviluppatori hanno avuto modo di mostrarci le “bellezze” del mondo di superficie, inserendo anche elementi di gameplay caratteristici per ogni area.
Sul Volga ad esempio si può utilizzare una barchetta per spostarsi lungo il corso del fiume, nella zona arida si devono fare i conti con le delle tempeste di sabbia, mentre nella foresta bisogna fare i conti con branchi di lupi e l’orso mutante del trailer dell’E3. Gli sviluppatori sono dunque riusciti a sfruttare a pieno il cambio di ambientazione riuscendo a rinnovare costantemente l’attenzione del giocatore per il mondo di gioco e arricchendo al tempo stesso la già corposa lore dell’universo di Metro.

… e ostile

Metro Exodus
Molti nemici iconici della serie fanno la loro ricomparsa in Exodus, tra cui i terribili Demoni.

Profondi cambiamenti sono stati apportati anche al gameplay e al level design. Grazie al fatto che ci troviamo all’esterno, 4A Games ha potuto strutturare il gioco in maniera diversa, abbandonando la linearità degli altri Metro e proponendo ampie zone da esplorare liberamente. Questa maggiore libertà di movimento si traduce anche in una maggiore libertà di ingaggio: un gruppo di nemici può essere affrontato direttamente, ad armi spianate, oppure agendo in maniera furtiva. Come agire spetta al giocatore, che ha la possibilità di personalizzare il suo equipaggiamento grazie ad un nuovo sistema di crafting che riguarda armi, munizioni e oggetti. Partendo direttamente da risorse sparse in giro per la mappa è possibile creare qualsiasi cosa utile per Artyom, dai medikit, fino ai filtri per la maschera, inseparabile compagna quando si tratta di esplorare luoghi seriamente contaminati. Le armi da fuoco possono essere modificate cambiandone quasi tutte le componenti: per fare un esempio potrete trasformare una pistola in una letale arma di precisione con tanto di mirino o in un qualcosa di simile ad un fucile a pompa.

Metro Exodus
Le armi possono essere modificate in maniera profonda, inoltre bisogna curarne anche la pulizia se non si vuole incorrere in spiacevoli inconvenienti durante l’azione.

Adattare le armi di conseguenza all’approccio che si desidera utilizzare è fondamentale per la buona riuscita di un attacco: difficilmente riuscirete a neutralizzare silenziosamente un gruppo di nemici senza utilizzare coltelli da lancio o armi poco rumorose, e allo stesso tempo adottare uno stile più aggressivo sarà impossibile senza una adeguata potenza di fuoco. Il gioco quindi si presta ad un’azione più calcolata, che improvvisata, visto anche il fatto che (soprattutto alle difficoltà più alte) le munizioni sono piuttosto scarse e dunque è importantissimo avere sempre un piano quando si approccia il nemico, per non rischiare di ritrovarsi senza proiettili in un momento cruciale. Che il gioco sia stato pensato tenendo conto di una fase di pianificazione prima di lanciarsi negli scontri è sottolineato dal sistema di movimento che fa muovere il personaggio principale in maniera lenta, o per meglio dire “umana”. Artyom non salta come un ninja, né corre come un maratoneta: i suoi movimenti sono quelli di una persona che si porta addosso chili di equipaggiamento e i cui movimenti sono limitati di conseguenza. Il feeling è quello di utilizzare un soldato, non un supermarine, cosa che accresce di molto il livello di immersività perché stiamo affrontando il tutto da “semplice essere umano”. Addestrato a combattere con qualsiasi cosa eh, ma pur sempre un essere umano.

La mappa fornisce solo alcuni indicatori che marcano delle zone di interesse. Come raggiungere quei punti, spetta al giocatore.

Anche il level design spinge ad un approccio oculato; level design che propone molti luoghi da cui è possibile osservare il panorama circostante in modo da scoprire eventuali vantaggi dati dall’ambiente e tener conto degli spostamenti dei nemici.
Una mappa più grande naturalmente significa anche più cose da fare. Mentre si completano gli obiettivi della campagna principale, al giocatore vengono anche affidati dei compiti secondari, totalmente facoltativi, ma che se portati a termine permettono di sperimentare nuove interazioni con i comprimari e ottenere dei vantaggi, come magari qualche miglioria per le armi in più.
Sul fronte varietà dei nemici, il gioco si impegna, proponendo creature diverse per ogni singolo bioma, anche se la maggior parte sono tutte vecchie conoscenze. Qualche creatura nuova non avrebbe guastato, come non avrebbe guastato proporre un’I.A. un po’ più raffinata. Questa è forse l’unico vero neo di Exodus, visto che la maggior parte delle volte i nemici si limiteranno a correre verso Artyom senza utilizzare nessuna tattica complessa, come aggiramenti o cose simili. Questa I.A. semplice però, non riesce comunque a minare l’esperienza di gioco dal punto di vista delle difficoltà, visto che a tenere alta l’asticella del dolore ci pensa la già sopracitata scarsità di munizioni. E’ veramente un peccato comunque, perché il resto del bagaglio tecnico di Metro Exodus è qualcosa di impressionante.

Potenza nucleare

Metro Exodus
La veste grafica del gioco è spettacolare.

Graficamente parlando il gioco è sbalorditivo a dir poco e finisce a pieno diritto nell’olimpo dei giochi con la miglior grafica attualmente sul mercato, vicono a God of War e Red Dead Redemption 2. Gli scenari sono di una bellezza mozzafiato e così ricchi di dettagli, apprezzabili a pieno grazie ad un HUD ridotto ai minimi termini, da sembrare delle fotografie. Vedere l’effetto “oleoso” dell’acqua contaminata mentre la si attraversa in barca o la luce del sole riflettersi sui tetti in lamiera, spinge a domandarsi quante ore di lavoro 4A abbia impiegato per ottenere una tale perfezione. Incredibile poi la quantità di dettagli che presentano i modelli dei personaggi e la cura che è stata posta all’interazione fra Artyom e l’ambiente, e fra Artyom e il suo equipaggiamento stesso. Come non provare ammirazione quando, dopo aver subito un danno evidente alla maschera antigas durante lo scontro, lo si vede coprire una crepa con pezzo di nastro? O come non restare ad osservare i minimi graffi sulle armi che saltan fuori man mano che le si usa? E a proposito di armi aggiungo che il gioco è impeccabile anche dal lato artistico: il design di quest’ultime, dei nemici ed edifici è perfettamente in linea con lo stile post-apocalittico urbano già consolidato negli altri due capitoli. Gli effetti grafici di esplosioni, luce e quelli più particolari legati alle “anomalie” sono anch’essi di prim’ordine. Qualche sbavatura si nota nella fisica, con fenomeni di ragdoll a volte bizzarri, e nelle animazioni, forse un po’ troppo legnose in certi frangenti, soprattutto quelle degli umani, ma sono tutti piccoli dettagli che non danno mai troppo fastidio.
Dal canto audio la colonna sonora accompagna ottimamente l’azione su schermo, con qualche caso in cui ci troviamo veramente di fronte a scelte azzeccatissime. Mi riferisco in particolare ad un momento di cui non dirò nulla, se non che sarà molto difficile rimanere calmi e posati, complice, per l’appunto, una musica piazzata ad arte. Ottimi gli effetti sonori, in particolare quelli delle armi. Buono il doppiaggio inglese e anche quello italiano, con voci giuste per tutti i personaggi.

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