Persona 5 – Recensione (100 ore di gioco dopo): Fra battaglie e psiche umana

Persona 5 è JRPG, acronimo che sta per Japanese Role-Playing Game: “Gioco di ruolo alla Giapponese“. Forse nella vostra carriera di videogiocatori vi è già capitato per le mani un gioco appartenente a questa categoria. Sapete, cosucce tipo un Final Fantasy o un Chrono Trigger. Quei giochi in cui si esplora un sacco, si vivono storie ricche di personaggi particolari, colpi di scena assurdi e solitamente si combatte a turni. Avete presente, no? Bene. A questa categoria particolare appartiene anche una certa serie chiamata Megami Tensei. Iniziata ben 30 anni fa con Digital Devil Story: Megami Tensei per NES, si tratta di una serie famossisima in patria, che muove milioni e milioni di yen. Pensate che tra sequel e spin-off sono stati pubblicati piú di una cinquantina di giochi, usciti sia su console casalinghe che portatili. Di questi, ben pochi sono arrivati sul mercato occidentale.

Non fatevi ingannare: questi giochi non sono affatto materiale per ragazzini.

I motivi? Svariati.

Uno su tutti le tematiche: occultismo, violenza psicologica e fisica, evocazioni demoniache, desideri inespressi che si trasformano in vizi, riferimenti alla Bibbia, combattimenti fra “divinità”. Tutte cose che sul mercato occidentale venivano (o vengono?) viste di mal’occhio.

Un altro motivo è la “simbologia”. Come detto poc’anzi in questi giochi si parla di vizi, desideri e demoni; ergo capita di trovarsi di fronte delle creature a forme di pene e molte altre cose che hanno a che fare con tutte le varie pulsioni umane. Immaginatevi dunque quelli del PEGI e dell’ESRB di fronte a videogiochi del genere. Robe che manco la Santa Inquisizione.

Motivo ulteriore: lo stile. I Megami Tensei e tutti i suoi derivati sono estremamente giapponesi in tutto e quindi anche lo stile grafico e narrativo sono puramente nipponici. Il che signifca cutscenes in stile anime, dialoghi molto lunghi, gente che urla a caso ed estrema drammatizzazione di qualsiasi cosa, anche si trattasse di un semplice gesto, tipo mangiare una patatina da un sacchetto mentre si scrive su un diario.

Col tempo però il mondo è andato avanti e, seppur con modifiche e adattamenti, alcuni Megami Tensei sono riusciti a uscire dalla patria e a far proseliti anche qui in occidente. Per fortuna oggi l’animazione e i giochi giapponesi non suscitano più scalpore come una volta e anzi, pare che la domanda di anime e videogame jappi stia crescendo sempre di più, tanto che PAM! Un Persona viene lanciato contemporaneamente in Europa e America, vendendo un milione di copie in una settimana. Cose che se me le avessero dette nel 2010 avrei riso sonoramente.

Tutto questo preambolo per dire cosa?

Per dire che Persona 5 è un JRPG estremamente giapponese, ultimo capitolo di una saga così giapponese che nemmeno i giapponesi stessi hanno ritenuto per anni che fosse un titolo adatto al mercato occidentale.

Quindi, se non amate i prodotti d’intrattenimento che provengono da quell’arcipelago distante da noi 9700 chilometri, dove la gente mangia sushi e ai brindisi dice kampai invece di cin-cin (cercatevi su google il motivo!!!), girate al largo. Oppure leggete. Magari riuscirete ad apprezzare qualcosa di nuovo. Un ultimo avvertimento però: il gioco è disponibile solo e rigorosamente in inglese. “Purtroppo” è così.

Detto questo: IKUZO!

Ehm, volevo dire: LET’S GO.

Insomma: ANDIAMO!

Tokyo – Anno 20XX

Persona 5
Il nostro protagonista in compagnia del suo persona: Arsene.

Inizia tutto con una fuga. Un ragazzo mascherato sta fuggendo da quello che sembra essere un casinò affollatissimo. Si muove con agilità, saltando con grazia da un lampadario all’altro, mentre un gruppo di uomini in completo nero cerca di stargli dietro come può. Alcune voci via radio tentano di dargli istruzioni su come andarsene da lì, ma non c’è tempo: il nemico si muove. Due uomini in nero riescono a raggiungerlo, ma non tentano di fermarlo facendo qualcosa di “normale” tipo puntargli addosso un’arma. I due si trasformano in delle mostruose creature e lo attaccano con zanne e artigli. Il giovane non vacilla di fronte al terribile spettacolo. Sa bene cosa ha di fronte e sa come combattere: evocando a sua volta una creatura che lo aiuti in battaglia. Sconfitti con facilità i due mostri, il ragazzo mascherato continua la sua fuga saltando attraverso una vetrata, ma gli uomini alle sua calcagna sono troppi e viene catturato.

Condotto in una buia sala interrogatori il giovane viene pestato e malmenato. Cosa lo aspetta ora? Tutto ciò che gli rimane è raccontare la sua storia ad una  detective interessata al suo caso e sperare che la cosa riesca ad aiutarlo ad uscire dalla situazione disperata in cui si trova. Sempre che una via d’uscita ci sia…

Questo è lo scoppiettante inizio di Persona 5, che propone una trama ricca di colpi di scena, pathos e situazioni piacevolmente assurde.

Senza spoilerarvi troppo, posso rivelarvi che seguiremo le avventure di un gruppo di adolscenti chiamati Phantom Thieves of Hearts, che si ritrovano a essere depositari di degli strani poteri che ruotano attorno ad un piano della realtà chiamato Metaverso e delle creature chiamate Persona.

I Persona sono una sorta di “demoni interiori” che determinati individui sono in grado di richiamare e utilizzare per ottenere poteri sovrannaturali. In questo capitolo i Persona sono legati al concetto di “maschera” introdotto nella cultura di massa da Uno, nessuno e centomila di Pirandello o da The Mask, se siete più pop: la società forza gli individui a nascondere il loro vero io e ad indossare dunque una “maschera” che renda accettabile il proprio comportamento agli altri che lo circondano. A causa di ciò, nessuno è mai veramente se stesso, perché costantemente nascosto dietro a queste “maschere”, create più che altro dalla paura di venire giudicati dal prossimo. I Persona sono la rappresentazione di ciò che si cela oltre la maschera, ovvero sono un’emanazione della vera personalità di chi riesce ad evocarli. Per fare ciò l’utilizzatore deve strappare la propria “maschera sociale” e far emergere il proprio io: questo lo dota di straordinari poteri che lo rendono in grado di “cambiare il cuore della gente”. 

In Persona 5 si combatte, ma sono i dialoghi la vera “anima” del gioco.

Si sfiorano dunque tematiche molto serie, come l’influenza delle pressioni sociali sui singoli, soprattutto sui giovani. Il gioco, nello specifico, affronta il tutto mostrandoci uno spaccato dell’odierna società giapponese che risulta essere tutt’altro che lusinghiero. Vi avverto dunque: se avete una visione idealizzata del Giappone, come luogo fantastico dove la gente vive serena e tutti sono amichevoli e cordiali, Persona 5 vi farà cambiare idea. Si può tranquillamente dire che l’intera trama sia in realtà una critica a tutti quegli aspetti controversi della società giapponese, che però è facile ritrovare anche nella nostra e in quelle di molti paesi industrializzati . E’ contro le regole, contro il mondo degli adulti e le sue convenzioni, fatte di vite sacrificate al lavoro e allo studio, dove il fallimento non è contemplato, che i Phantom Thieves si battono in realtà e i mostri che affrontano non sono altro che rappresentazioni di questi aspetti pesano sulla loro vita. Quella di Persona 5 è una storia che parla di ribellione, di libertà e di come in questo mondo si debba lottare per impedire che le proprie idee e la propria identità venga “schiacciata” da chi ci vorrebbe calmi e obbedienti come degli schiavi. La chiave sta tutta in una delle frasi principali della campagna pubblicitaria del gioco: YOU ARE A SLAVE, WANT EMANCIPATION?

Il tutto viene trattato attraverso dialoghi azzecati e simobologie che diventano veri e propri espedienti di gameplay come i Palazzi Mentali, i veri e propri Dungeon del gioco, che sono una rappresentazione onirica di luoghi reali distorti dai desideri dei nemici dei protagonisti. Per farvi un esempio: nella mente malata di un professore, una scuola può diventare un castello dove gli studenti maschi sono degli schiavi e le femmine delle concubine. In quella di un artista truffaldino la sua baracca diventa un enorme museo pieno di opere d’arte deviate che ne celebrano il genio, e via di questo passo.

Insomma, Persona 5 vi propone di fare un lungo viaggio (parliamo di un gioco con una longevità che supera le 80 ore) nella psiche e nella società umana, per sondarne gli angoli più oscuri e nascosti. Ma come si svolge il viaggio? In maniera alquanto sorprendente, ve lo assicuro.

Un uomo combatte…

Persona 5
Il combattimento si svolge come nel più classico dei JRPG: turni, critici, debolezze elementali. Ma c’è anche spazio per meccaniche decisamente inusuali come…i dialoghi!

Il gameplay è estremamente variegato, ma fondamentalmente si compone di due parti diverse strettamente interlacciate fra loro: una “action” e una “sociale-simulativa”. La componente “action” è composta dai combattimenti, l’esplorazione e lo stealth. Essa ha luogo nel Metaverso, luogo dove i desideri delle persone prendono corpo e possono trasformarsi in mostri orrendi, corrompendo l’anima di chi li ospita. E’ nel Metaverso che esistono i Palazzi interiori, ovvero i luoghi principali in cui si combatte, si ottiene esperienza e item. Quando è all’interno di un Palazzo il giocatore deve cercare di raggiungere il Tesoro, ovvero un oggetto importantissimo in grado di cambiare completamente la personalità della persona che ha generato il Palazzo e di “guarirlo” dai suoi desideri fuori controllo. Bisogna dunque esplorare attentamente ogni anfratto del suddetto, facendosi largo fra trappole e fra le Ombre: delle creature che fungono da guardiani del subconscio. Ogni Palazzo è realizzato in maniera diversa dall’altro e presenta sfide da affrontare, come enigmi ambientali, scontri impari, e sezioni puramente stealth.

Quest’ultima meccanica è molto importante: ogni volta che si viene avvistati dai nemici infatti, la “sicurezza” del Palazzo aumenta, e se raggiunge un certo valore si viene automaticamente catapultati fuori perché la zona è diventata troppo pericolosa. Il combattimento si svolge a turni, ed è possibile utilizzare attacchi fisici e “magici” come è classico negli JRPG. Ci sono però, delle piacevoli aggiunte tipiche della serie Persona come la possibilità di dialogare con i nemici per convincerli a donarci soldi, oggetti o addirittura il loro potere.

In una particolare location del gioco è possibile potenziare e fare altre cose interessanti con i Persona. Il tutto è legato ad un potere del protagonista. Quale? Spoiler.

Il protagonista è difatti in grado di assorbire le Ombre e di sfruttarle per combattere, ma per fare ciò, nella maggior parte dei casi, bisogna proprio affrontare dei dialoghi a risposta multipla: se risponderemo correttamente le Ombre si sottometteranno, altrimenti la battaglia ricomincerà. La cosa interessante è che ogni Ombra ha una sua psicologia e accetterà solo delle risposte in linea con il suo modo di pensare. Certo uno potrebbe impararsi a memoria le risposte esatte, ma è un’impresa alquanto ardua visto che ci sono moltissime linee di dialogo per ciascuna Ombra, rendendo ogni volta questi intermezzi interessanti e mai banali.

L’esplorazione dei Palazzi è una sfida non da poco e richiede impegno ed un uso intelligente delle Safe Zone, delle zone sicure sparse qua e la, dove potremo salvare i progressi compiuti. Mi raccomando, però! Attenti a come salvate! L’esplorazione di un Palazzo va completata entro un tot di giorni in-game, e se non avrete successo entro la deadline prestabilita, vi aspetta la schermata di game over.

… ma non solo.

Persona 5
Il gioco vi darà la possibilità di svolgere varie attività con gli altri comprimari. Si tratta di occasioni per conoscere meglio i loro background, ma non solo. Più profondo sarà il vostro legame, più vantaggi in termini di gameplay si otterranno.

Avete capito bene, in questo gioco c’è il trascorrere dei giorni, ed è una meccanica importantissima legata al secondo aspetto del gameplay, quella “sociale-simulativa”. Il gioco non vi chiede di interpretare il vostro personaggio solamente quando si trasforma in un Phantom Thief: avrete il suo controllo anche durante la vita di tutti i giorni e dovrete scegliere quali attività fargli svolgere nel corso della giornata, aggirandovi fra varie location di Tokyo. Vi assicuro che non si tratta di una cosa che va presa alla leggera e vi spiego perché.

Ogni attività svolta influenzerà in maniera permanente le statistiche del vostro personaggio, che si dividono in stat da combattimento, come ad esempio gli HP, e stat “sociali” come Charme, Coraggio, Conoscenza, necessarie per compiere determinate azioni che coinvolgono gli NPC. Un esempio pratico? Diciamo che durante una giornata decidiate di dedicarvi ad un lavoro part-time, come lavorare da un fioriaio. Questa cosa vi farà guadagnare dei soldi e contemporaneamente aumenterà la vostra Gentilezza: in questo modo avrete messo da parte qualcosa per l’acquisto di degli item utili, e potrete anche finalmente parlare con quel determinato personaggio che vi rimprovera di non essere abbastanza sensibili. A fronte di questi progressi però il vostro pomeriggio sarà andato e quindi quel giorno non potrete dedicarvi all’esplorazione del Palazzo di turno e sperare di salire di livello. Come si ripercuoterà questa scelta sulla vostra partita?

Persona 5
Le location di Persona comprendono luoghi reali di Tokyo, ma anche luoghi di fantasia come i Palazzi, realizzati ognuno in maniera diversa dall’altro.

Riuscirete ad affrontare una certa zona del Palazzo con l’equipaggiamento acquistato con i soldi guadagnati lavorando, oppure vi troverete con l’acqua alla gola e dovrete ricaricare un salvataggio precedente e rivedere le vostre scelte? Insomma, scegliere come utilizzare il tempo in-game è fondamentale e influenzerà l’andamento della vostra run. Le attività da svolgere sono veramente tante e offrono tutte dei particolari vantaggi. Alcune di esse inoltre, vi permetteranno di approfondire il vostro rapporto con vari personaggi secondari chiamati Confidant. Nelle uscite con i Confidant bisogna affrontare dialoghi anche piuttosto lunghi che riguardano problemi o interessi di questi comprimari. Si tratta di un tipo di missioni classico nei JRPG, e che dona anche dei vantaggi in game: acquisire confidenza con i Confidant sblocca infatti delle abilità aggiuntive per il protagonista o per l’intero party . Questo particolare tipo di missioni sono puramente secondarie, ma svolgerle permette di avere una visione più completa del mondo di gioco e della personalità dei personaggi che ci accompagnano per tutta l’avventura.


Piccola nota sul gameplay

Tutto quello di cui ho parlato nei due paragrafi precedenti è solo la punta dell’iceberg del complessissimo gameplay di Persona 5. Mi limito a dire che dopo circa 18 ore c’erano ancora cose da imparare per quanto riguarda le battaglie. Capisc’ a me o lettore. Ci sarebbero così tante cose da dire che ci vorrebbe un articolo a parte e sinceramente la recensione stava già venendo lunga, quindi ho preferito darvi solo un’infarinatura generale senza scendere nei particolari.


Questione di classe

Persona 5
Un esempio delle animazioni dei menù di gioco. Art design ai massimi livelli gente.

Una delle cose che più stupisce di Persona 5 è lo stile. Come vi ho detto all’inizio, questo è profondamente giapponese: le cutscenes sono anime e perfino i dialoghi sono intervallati da dei “pop-up” che sottolineano con dei primi piani le reazioni di chi sta parlando. Avete presente quei momenti in cui i personaggi degli anime realizzano qualcosa o rimangono sorpresi e i loro crani vengono attraversati da fasci di luce? Tipo quando Conan capisce chi è l’assassino. Ecco, cose del genere. Se la cosa vi esalta o meno, è questione di gusti, però anche chi disprezza lo stile nipponico messo di fronte a Persona 5, non potrebbe che convenire sul fatto che il gioco sia estremamente curato dal punto di vista estetico. Tutto è realizzato in chiave urban, con scritte “graffito” e colori caldi che si alternano al bianco e al nero. I menù sono incredibili, con piccole animazioni che accompagnano il giocatore ogni volta che ne seleziona un elemento. Parlando di pura grafica ci troviamo di fronte ad un cel-shading ben realizzato, ma che lascia trasparire alcuni difetti come la non proprio fantastica mole poligonale di oggetti e personaggi. A compensare però ci pensa sempre la direzione artistica con costumi azzeccatissimi che contribuiscono a rendere praticamente perfetta la caratterizzazione dei personaggi, e “demoni” dalle fattezze strambe e originali. Va comunque detto che se non non siete abituati ai JRPG, l’impatto iniziale con il gioco potrebbe essere alquanto straniante a causa di alcune scelte estetiche ben distanti dall’approccio tipico occidentale.

Persona 5
Il character desing dei personaggi è di livello stellare.

Un esempio è rappresentato dalla scelta di realizzare le persone che si incontrano per le vie di Tokyo come degli NPC anonimi e senza faccia (letteralmente), cosa che potrebbe far pensare ad una sorta di “pigrizia creativa”, ma che è in realtà piuttosto comune nei giochi giapponesi. Incredibile la colonna sonora composta principalmente da brani jazz frizzanti capaci di entrare in testa immediatamente: vi ritroverete a canticchiare “Last Surprise” il tema principale delle battaglie, perfino mentre siete impegnati in scontri difficilissimi; parola di gamer. Spendo infine qualche parola sul discorso doppiaggio e adattamento. Entrambi sono a dir poco stellari. Da segnalare la presenza del mostruoso Mamoru Miyano (Light di Death Note) nei panni di Ryujii. Quell’uomo è nato per doppiare. Segnaliamo inoltre che il il doppiaggio base del gioco è quello in lingua inglese, quindi chi voglia apprezzarlo in lingua originale deve effettuare un piccolo download dallo store. Roba di pochi minuti. I testi invece sono disponibili solo in lingua inglese. Alla luce di ciò cosa dire? Di sicuro il fatto che non esista un minimo adattamento italiano scoraggerà molti, ma non mi sento comunque di abbassare nemmeno minimamente il voto del gioco per questo.

Recensione
  • Valutazione Finale
    98Voto

    Che viaggio ragazzi! Persona 5 entra ufficialmente nell'olimpo dei giochi più belli mai provati da questa redazione.
    Lo stile impeccabile, una storia dalla sceneggiatura scoppiettante e un gameplay complesso che mescola in maniera perfetta componenti di vari generi, lo rendono un gioco quasi perfetto… sempre che vi piaccia il modo di fare giapponese e capiate l'inglese.
    Un'esperienza da provare assolutamente e che stabilisce un nuovo metro di paragone per quanto riguarda i JRPG.
    Un acquisto obbligato per chi ama questo genere, ma sono sicuro che la sua atmosfera incredibile sia in grado di catturare chiunque.
    In fondo è facile farsi prendere: basta solo lasciarsi andare e levarsi la maschera

    • Grafica
      90
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