Red Bow – Recensione: Horror minimale
Red Bow è un’avventura breve e neanche troppo intensa che ha dalla sua parte una discreta storia e… basta.
Sogno o son desto?
Red Bow si colloca in quel filone di giochi surreali ispirati a Yume Nikki, dove visuale dall’alto “pixellosa” e lore stravagante, dalle tinte dark, ne fanno da padrona.
Nell’ultima fatica dello sviluppatore Stranga impersoneremo Roh, una ragazzina con un grosso fiocco in testa (molto probabilmente rubato a Minnie di Topolino), bloccata in un incubo che la vede a metà strada fra il mondo terreno e quello dell’aldilà: una sorta di purgatorio infestato da strane creature e situazioni al limite del grottesco. La storia offre qualche idea interessante e la possibilità di visionare bivi alternativi. Ed è tutto quello che il gioco offre. Vediamo perché…

Chibi horror
La grafica di Red Bow appare minimale e improntata verso una pixel art vista e rivista negli ultimi anni. Tuttavia la scarsa originalità non tocca un prodotto che nel suo piccolo è comunque abbastanza ben realizzato e confezionato.
Meglio il comparto sonoro che grazie a effetti ambientali riesce a creare un buon feeling con il videogiocatore.
Per quanto riguarda il fattore artistico dell’opera di Stranga è tutto quello che c’è da dire, Red Bow – come tanti altri piccoli indie – cade nell’errore di non proporre nulla di particolarmente personale nelle arti grafiche e nelle melodie del gioco; finendo per aggrapparsi unicamente sulla funzionalità anziché arricchire il concept con una marcata direzione artistica più complessa.

Mi sono perso qualcosa
A livello di giocabilità il gioco propone le solite fasi investigative viste e riviste. Interagendo con gli elementi dello scenario è possibile raccogliere informazioni oppure oggetti. Starà al giocatore usare la logica per risolvere gli enigmi, tutti abbastanza leggibili tramite un design che permette una discreta esplorazione delle micro-mappe che compongono le avventure oniriche di Red Bow.
Tutto qui, nulla di nuovo e nulla di particolarmente originale. La durata del gioco si attesta sull’oretta scarsa e la sua matrice story driven riducono sensibilmente la già limitata giocabilità.

Red Bow, in definitiva, ci dà l'impressione di un indie davvero troppo "piccolo" per farsi strada nel panorama commerciale del PC e delle console. Qualche spunto interessante nella narrazione comunque non manca, seppur a fronte di un'esperienza brevissima e senza di fatto una parte ludica vera e propria. Consigliato quindi solo agli amanti del genere.