
Ormai posso affermare che esista una specifica tipologia di videogiochi, che inserisco sotto il nome di “Tanto peffà”: si riconoscono da due caratteristiche basilari. La prima, il loro essere spesso sviluppate da piccoli team, magari in early access di durata più o meno varia. La seconda, il loro essere incredibilmente… poveri. Di idee, di azioni, di cose da fare.

Per questo ho deciso di tentare un gesto scellerato quale il comporre una recensione di un gioco che, a detta degli sviluppatori, sarà ancora in accesso anticipato per un paio d’anni scarsi prima di uscire in modo definitivo, introducendo alle sue meccaniche PVP e collaborazione multiplayer online.
Ora però.
Siccome credo che il problema, se non i problemi di questo gioco non vengano rialzati più di tanto da aggiunte simili, mi faccio Mago Ludus e provo già a dare un mio responso, promettendo di ridarci un occhio ed eventualmente ritarare il punteggio di questa recensione a versione ultima, ma davvero mi è uscito spontaneo questo gesto di ribellione verso titoli che fanno attendere la loro uscita per poi non fuggire di quasi nulla dalla loro prima versione aperta. E vi evito i pistolotti generazionali su quando ero piccolo io ed i beta tester li pagavano, anzichè pagare loro per essere d’aiuto.
Il Vulcano ha distruto tuto

Questa la storia: siamo un abitante di un simpatico arcipelago che vede di punto in bianco esplodere tutte le sue isole per la comparsa di misteriosi vulcani attivi. Ovvio, questi esploderanno con devastanza a intervalli regolari distruggendo tutto: starà a noi ritornare sul posto per craftare roba, scappare nelle profondità del suolo tramite grossi sottoterrini (cioè sottomarini di terra, con tanto di trivellone e sì, il termine l’ho inventato io) ed arrivare a craftare la soluzione definitiva, alias lo spegnimento dello vulcano. Poteva anche essere un’idea interessante, ma basta poco per capire che ci troviamo di fronte ad un “Balto”, cioè un gioco che non sa bene quale natura abbia. Di base potrei dire che pare un RTS in prima persona, con qualche parte poco più esplorativa e con una punta di shooter, ma proprio la punta di un ago. Noi corriamo di qua e di là in ben quattro zone di sto isolotto, per cercare di picconare materiali e depositarli nei nostri gigamezzi per costruire kit di riparazione, porte, fondamenta e chi più ne ha. Da questo lato il titolo ha pure un piccolo profumo di Guns of Icarus, con la chiave inglese per aggiustare, il piccone per craftare e la pistolona per difendersi dai cattivi… robot. Dei robot. Che ci sparano ad una lentezza devastante. Tutti uguali. L’eliminarli, unica nota interessante, ci permetterà di raccogliere informazioni sulla loro struttura ed utilizzarle per difenderci meglio in futuro, e qua esatto, pure nu poco de Xcom.
Non c’è più niente da fare…
… così recitava una antica canzone, ma bene si adatta al titolo. Non c’è da fare null’altro che non sia:
-Sparare ai robot;
-Picconare materiali;
-Costruire sorta di cose
-Spostarsi col macchinario.

Si capisce dunque come il tedio dopo anche solo un’ora di gioco arrivi a regnare sovrano: otterremo nuove missioni dalla radio di bordo (e dal clone più sfacciato di Capitan Findus che abbia mai visto in un gioco moderno), però saranno sempre declinazioni di quanto visto nel sopra elenco. Io capisco che sia un titolonzo creato da un team piccolo, ma ad ora purtroppo la povertà di azione è di molto evidente. Senza contar poi i bug (sporadici, in realtà) e le risate con il periscopio, che spesso ci permette di vedere dall’alto la stessa struttura nella quale ci troviamo. E ciò continua a rendermi perplesso.
Rigogliosa, bianca, cenere
So bene che non ha una grande valenza il discutere dell’aspetto grafico di un’alpha o beta di un gioco (che poi ora è tutto in alpha o sbaglio? Mai più visto troppe versioni betiche), che tutto è migliorabile con tempo e denaro, e che sono tutti DayZ coi pixel degli altri. MA le scelte qui arrivano davvero sul filo della discutibilità, con modelli ripetuti migliaia di volte, plasticosità imperante ed animazioni che portano un sorriso sul volto come anche solo il semplice picconare pezzi di minerale da una roccia a terra, con il tocco minerario perfettamente squadrato che si solleva di colpo verso il cielo e poi poof finisce nel nostro inventario.

Ed è forse prova di tutta la linea guida del gioco: il non capir troppo cosa volere essere. Ma giusto, il titolo del paragrafo da spiegarvi, e poi tutti a casa. Abbiamo appurato che ci sono vulcani che ogni tot esplodono portandoci alla fuga precipitosa sotto terra od acqua. Ok. Una volta fuoriusciti potremo così vedere il posto devastato, la natura ridotta alla secchezza e cenere ovunque: corretto anche per la trama del gioco, con tutti che fuggono alla ricerca di vita e di un perchè. E poi, tipo due ore dopo, tutto è di nuovo rigoglioso: ma che senso ha allora fuggire di brutto perchè non ci sono più risorse? E la lava che si asciuga? Il frutto di una versione robotica aliena dell’asciugatutto DeLonghi (il magma, chi ga asciugà il magma… ok, qui Max mi scuserà.
- 0 Comment
- News
- 05/11/2021
- Valutazione Finale60Voto
Volcanoids è la costruzione di un gioco che sembra simile a talmente tanti altri giochi da renderlo in ogni caso versione povera di tutti i sopra detti. L'idea poteva essere arguta, ma nasconde ad oggi una piattezza di azione che garberà solo agli affamati del genere: stiamo a vedere che succederà nel tempo che promettono, ma nel frattempo è un vulcano ancorato sulla lava della sufficienza.